Pedofilia online, 33 denunce: spunta l’archivio horror definito “la Bibbia”

10 Feb 2018 11:21 - di Milena De Sanctis

Trentatré persone denunciate con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Due indagati arrestati in flagranza per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico. Un arresto per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope, e infine,  sequestro di centinaia di supporti informatici contenenti migliaia di file pedopornografici. È il bilancio delle attività eseguite su tutto il territorio nazionale nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Salerno. Da tempo la polizia postale e delle comunicazioni, fa sapere la procura di Salerno in una nota, era sulle tracce degli ideatori di un archivio informatico, denominato “la Bibbia“, alimentato da immagini pedopornografiche acquisite, a volte anche mediante sottrazione dai social network, con diverse modalità.

Pedopornografia online, il materiale catalogato minuziosamente

Le perquisizioni disposte dalla procura di Salerno in 14 Regioni (Campania, Lazio, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo, Toscana, Liguria, Trentino Alto Adige e Veneto) hanno impegnato circa 200 ufficiali di pg della polizia postale, coordinati dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online del servizio polizia delle comunicazioni di Roma. Gli agenti hanno scoperto la catalogazione dei files illeciti e individuato «coloro che nel tempo avevano costituito, divulgato e implementato le cartelle informatiche». Si tratta, fa sapere la procura di Salerno, di «circa 50 persone che, mediante chat private, erano solite scambiare materiale pedopornografico, al fine di arricchire l’archivio attualmente giunto alla versione 5.0». Nell’archivio, come emerso dalle indagini, c’erano migliaia di file e video ritraenti donne, soprattutto adolescenti, nude o in pose provocanti. Il materiale choc era catalogato “minuziosamente”, ogni cartella infatti aveva un titolo per “agevolare la consultazione”.

Ecco come acquisivano le immagini

In alcuni casi, come ricostruito dagli agenti, c’erano riportati tutti gli elementi utili per risalire alla persona ritratta, come nome e cognome ma anche riferimenti telefonici e indirizzo, in altri casi invece venivano pubblicate informazioni private, in altri ancora le foto erano state acquisite tramite social network. Nel corso dell’indagine, gli agenti sono riusciti anche a chiarire «l’apporto dato all’archivio informatico da parte dei partecipanti alla chat» e sono risaliti così a chi inviava le foto della ex o le foto della sorella minore di 12 anni o a chi le sottraeva da profili pubblici. Nel mirino anche un tecnico di un centro di assistenza che aveva estrapolato le immagini da telefoni e computer in riparazione. Secondo quanto si sottolinea in una nota del procuratore di Salerno, Corrado Lembo, «le condotte illecite contestate agli indagati non possono semplicemente essere ricondotte alla sola creazione del più grande archivio pedopornografico e pornografico sul territorio nazionale», infatti «l’obiettivo ulteriore degli indagati consisteva nel rendere possibile, attraverso l’identificazione, ogni forma di molestia e di gogna mediatica».

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