Malasanità, il Corriere denuncia: “Al Regina Elena il primario visita solo privatamente”

26 Feb 2018 19:57 - di Redazione

La denuncia sulla malasanità stavolta arriva dal Corriere della Sera ed è di quelle che fanno scalpore perché riguarda un reparto di livello internazionale nel panorama della lotta ai tumori. Il reparto di urologia del Regina Elena, struttura di eccellenza della sanità pubblica, dirotterebbe i malati per la visita con il primario in una clinica privata a pagamento. L’autore dell’articolo Paolo Foschi, scrive di avere «provato a prenotare una visita con lui per avviare l’iter per un intervento con la chirurgia robotica appunto al Regina Elena, ma dopo una serie di rimpalli da un numero telefonico all’altro dell’ospedale, la risposta che arriva da Urologia Oncologica è lapidaria: “Il professore in ospedale non visita, ma solo privatamente».

Dall’ospedale alla visita a pagamento: 200 euro

«Gli stessi addetti del reparto – si legge ancora nell’articolo – come abbiamo verificato – forniscono il numero per prenotare la visita presso la casa di cura privata Quisisana, dove appunto il professor Gallucci riceve i pazienti. Chi vuole sottoporsi a intervento chirurgico con la sua equipe in teoria può mettersi in lista d’attesa al Centro prenotazioni dell’ospedale, ma le speranze di essere chiamati sembrano davvero poche».

A riprova di quanto sostenuto, il Corriere pubblica anche il video che condividiamo.

 

Il reparto di urologia del Regina Elena, diretto dal professor Michele Gallucci, è uno dei tre centri al mondo, insieme alla University of Southern California e al General Hospital di Pechino, in cui la chirurgia robotica mini-invasiva viene utilizzata per delicati interventi ai reni e alla prostata con risultati definiti «straordinari» dagli specialisti. Ora la denuncia del Corriere, in attesa di una risposta o di un chiarimento dei vertici ospedalieri che, per ora, non hanno fornito rettifiche o chiarimenti.

 

 

Commenti

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  • andrea 18 Giugno 2018

    Buongiorno ho effettuato il 5/6 scorso una visita specialistica presso Quisisana dal Prof. Gallucci urologo che ha seguito mio padre per anni per un problema alla prostata. Contattato recentemente per verificare se mio padre (80enne) fosse in grado di eliminare il catetere che lo accompagna da diversi mesi. In visita privata al Quisisana ci aveva dato buone speranze, prescrivendoci una cura al termine della quale avevamo dovuto contattarlo per concordare le modalità con l’infermiere per togliere il catetere (ci ha lasciato gentilmente un cellulare). Contattato diverse volte (telefonate, messaggi, ecc..) non ha dato risposta. Dopo innumerevoli tentativi ci spostava appuntamento telefonico al giorno dopo per effettuare l’operazione…MAI RISPOSTO e la sua segreteria poco collaborativa non ha dato nessun supporto. Oltre che umanamente lo ritengo un comportamento professionalmente poco serio. Ora non so come comportarmi con mio padre e l’infermiere ma se entro un’ora non ricevo risposta procederò con tutte le forme che mi sono disponibili per tutelarmi.

  • Marco 3 Marzo 2018

    Essendo un primario di un eccellenza dovrebbe garantire a tutti i servizi, anche perché dal SSN percepisci uno stipendio..

  • Pino1° 27 Febbraio 2018

    Sorprendente sorprendersi ! Se paghi conduttori televisivi, giocatori ed un marasma di inutili persone con costi ingiustificabili per quello che fanno, che è poco o nulla, poi ti stupisci e gridi allo scandalo se un medico top per risolverti un problema che ti cambia la vita vuole essere pagato per l’altissimo valore qualitativo dell’intervento di cui hai bisogno ? Se il giornalista dell’articolo vuole usufruire di quell’intervento, coperto con spese sociali della struttura di SSN, può recarsi come fanno tutti i cittadini italiani e non, in uno dei tanti ottimi centri ospedalieri universitari del nostro paese. Se vi sono problemi d’altro genere sottostanti a questo articolo, si valuti che ai trecento euro chiesti a me, per visita intramoenia (stesso argomento e metodica interventistica) da altro brillante chirurgo di altra regione deve essere chiaro che al medico ‘restano in tasca’ meno della metà dell’importo che viene trattenuto ‘alla fonte’ dall’ospedale in cui opera, sulla quale rimanenza il medico paga le tasse quindi più o meno lei paga ad professionista che gli risolve la vita un centinaio di euro. Scandalismo di dubbio gusto !