L’antifascismo militante è solo penoso. Nessuno cada nella trappola

21 Feb 2018 10:29 - di Girolamo Fragalà

Un salto indietro. Nel buio della violenza politica insensata. Catapultati nel clima fosco degli anni ’70. Quella scena del militante di Fn legato mani e piedi, picchiato selvaggiamente e ripreso in un video fa rabbia. Fa tristezza. Ma soprattutto è preoccupante. Perché è la fotocopia dell’uccidere un fascista non è reato, figlio della sensazione di impunità che hanno avuto e continuano ad avere gli estremisti di sinistra, quei centri sociali coccolati e mai messi al bando. Gli intoccabili. Il rischio è che si dia il via alla stagione dell’odio, a quel “sangue chiama sangue” che ha macchiato intere generazioni. Arriva la notizia di un uomo di Potere al Popolo accoltellato (per fortuna in maniera non grave). Nessuno deve cadere in trappola. Gli antifà militanti sono ai margini, sono stati sconfitti dalla storia, non hanno argomenti, si aggrappano alla becera propaganda “democratica”. Sono gli stessi che hanno messo “sotto processo” Giampaolo Pansa, colpevole di rivisitare le vicende dei partigiani alla ricerca di una verità non imposta («La storia della Resistenza così come la conosciamo è quasi del tutto falsa e va riscritta da cima a fondo, gli storici professionali ci hanno mentito»). Sono gli stessi che hanno contestato violentemente il più grande storico del Novecento, Renzo De Felice, colpevole di documentare, approfondire, capire fino in fondo che cosa sia stato il Fascismo, senza condizionamenti ideologici. Sono i nostalgici dell’odio. Sono i nipoti di coloro che, negli anni Settanta, “processavano” i giovani missini nelle aule scolastiche, impedivano il confronto, criminalizzavano ragazzini di sedici anni. Sono i nipoti di coloro che agivano, sprangavano e la facevano franca. Perché c’era il soccorso rosso a tutti i livelli. Vanno fermati. Ma mai e poi mai scendendo sul loro campo. Vanno fermati combattendo l’ignoranza politica che porta alla tensione. Contrastando culturalmente chi continua a soffiare sul fuoco, chi -per pura propaganda – vuole abbattere i monumenti fascisti, chi è ossessionato dal ritorno di Mussolini, chi continua a fare l’esame del sangue a chiunque la pensi diversamente. Smettetela di rompere le palle sul fascismo. Parlate di altro, se ne siete capaci.

Commenti

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  • Francesco Ciccarelli 22 Febbraio 2018

    La propaganda anti-fascista è iniziata anche all’estero, come nel 1994: allora gli altri Capi di Governo – imbeccati dai faziosi nostrani – disdegnavano il Governo Berlusconi per la presenza di Fini, additato come Fascista e antisionista; poi si accorsero che le accuse erano infondate. Oggi succede lo stesso: il “Guardian” pubblica a pochi giorni di distanza prima un articolo di Saviano che denuncia il pericolo fascista (ma non quello della mafia nigeriana), poi una lettera di Sabrina Gasparrini che tira in ballo Mussolini per parlare di Berlusconi.

  • Pino 21 Febbraio 2018

    Fosse tutto così semplice….. decine di migliaia di ladri di appartamenti, utenze, finanziamenti, impunità dalle condanne vivono abituati a fare così da decenni. Mobilitati tutti insieme come fanno ora rappresentano un gravissimo pericolo di stabilità del paese; collegateli con l’immigrazione violenta organizzata e la miscela è esplosiva con i questori;magistrati; vertici di stato ecc che sono stati strategicamente collocati !!! La vedo molto male !!

  • Marcello 21 Febbraio 2018

    L’aggettivo “penoso” usato nel titolo è quanto mai calzante: quanta pena mi fanno un leu e una leu,che, nella totale mancanza di idee costruttive, per acquistare un briciolo di visibilità e sopravvivere politicamente, vanno blaterando di antifascismo… Abbiamo capito chi vuole a tutti i costi il ritorno del fascismo: sono quelli che, contestandolo, pretendono di vivere alla sua ombra. E se l’ombra non c’è più? Sparirà pure leù.

  • gio 21 Febbraio 2018

    Ottimo articolo. Questo rimasuglio di feccia comunista è fortunatamente destinato a scomparire.La storia ha già fatto giustizia dei crimini del comunismo. In Italia purtroppo siamo sempre gli ultimi a liberarci delle zavorre ideologiche costruite ad arte per interesse politico (e non solo). L’antifascismo è infatti stato uno scudo dietro il quale gestire potere (e soldi degli italiani) per più di mezzo secolo.