La moglie inguaia il candidato De Falco: ha aggredito me e mia figlia

18 Feb 2018 19:01 - di Adele Sirocchi

Era assurto al rango di eroe per quel suo rigoroso comando “Torni a bordo, c…o”, rivolto al comandante Schettino in quella tragica notte del 13 gennaio 2012 mentre affondava la Costa Concordia. E oggi lui, il capitano di fregata Gregorio De Falco, incarna uno dei volti nuovi dei Cinquestelle. Una di quelle candidature destinate a dare lustro alla solitaria corsa di Luigi Di Maio verso Palazzo Chigi. Candidato al Senato nei collegi di Livorno e Toscana 2, De Falco deve ora vedersela col gossip che riguarda una denuncia che sua moglie ha presentato alla polizia di Livorno. Il racconto di una violenza domestica. Proprio quello che non ti aspetti da uno come De Falco.

La signora, come riferisce il Corriere della Sera, ha raccontato che il marito, in uno stato di alterazione dovuto a non si sa bene che cosa, avrebbe picchiato lei e sua figlia maggiorenne, prendendola per i capelli e provocandone la fuga da casa per qualche ora. “La signora De Falco – si legge sull’articolo del Corriere – visibilmente scossa per l’accaduto, ha spiegato tutto nei dettagli agli investigatori.E forse soltanto quando ha terminato il proprio racconto si è resa conto della conseguenze e ha preferito non formalizzare la denuncia. Le dichiarazioni della donna rimangono comunque agli atti perché rese davanti a pubblici ufficiali. E visto che il presunto autore della violenza è candidato alle politiche del 4 marzo, la segnalazione di quanto accaduto è arrivata sino agli uffici centrali di Roma”.

De Falco ha a sua volta replicato sostenendo di non essere mai stato “violento”. «È evidente che si tratta di una strumentalizzazione mediatica volta alla denigrazione», ha detto  all’Ansa spiegando che si sta separando dalla moglie Raffaella e che questo litigio nasce proprio da questa situazione tutta privata.

 

Commenti

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  • Francesco Desalvo 21 Febbraio 2018

    Gentile Signora Eleonora Ferrari, lei scrive che ci sono avvocati e magistrati, ma il primo passo per denunciare un sopruso inizia da Polizia e Carabinieri, gli avvocati ed i giudici arrivano dopo. Se poi ci sono i giornalisti che circolano per questure, caserme (e solo in seguito tribunali) e pubblicano le notizie, fanno il loro mestiere, ed è bene che esistano. Che avrebbe dovuto fare la Signora De Falco ? subire senza reagire solo perché esistono i giornalisti? O attendere dopo la separazione che l’ex marito, se per caso una volta un po’ più ubriaco di come ipotizza il signor Burberi, arrivasse ad ucciderla come avviene purtroppo quasi giornalmente?

  • elonora ferrari 19 Febbraio 2018

    HO letto i cmmenti dei due signori burberi e de salvo, e ho imparato qualche cosa . anch’io ho il vizio di andare a vedere o a leggere in caso d disgrazie quello che ti fanno vedere all’estero per poter poi confutare le balle che ti raccontano in italia . a parte questo vorrei consignare alla signora de falco che i panni sporchi si lavano in casa e francamente non mi interessa sapere che suo marito l’ha picchiata . esistono avvocati e magistrati , per il resto è silenzio , o mi sbaglio ? cara signora lei è nulla impari a vivere .

  • Francesco Desalvo 19 Febbraio 2018

    Fatti collegabili per una persona dalla mentalità impulsiva che non “conta fino a 10 secondi” prima di agire e/o parlare. Se allora avesse ragionato un attimo non avrebbe detto quella frase stereotipa perché: a) se il capitano era su uno scoglio con tutte le persone che riempivano tutti i possibili corridoi di discesa (scale appoggiate sul fianco inclinato) se avesse tentato di risalire avrebbe impedito una delle vie di fuga b) quella non era più una nave, ma un relitto ormai arenato sugli scogli, quindi la retorica di affondare con la nave non era più valida c) se avesse ragionato un attimo, visto che il capitano aveva un telefonino funzionante e dalla sua posizione sullo scoglio poteva avere una visione complessiva nettamente migliore che dal bordo di un relitto ormai privo di comunicazioni interne, avrebbe dovuto “fargli coraggio” e consigliarlo di guidare gli ufficiali ancora a bordo affinché distribuissero nel modo migliore verso i punti di discesa la folla che si accalcava sul fianco. Se uno non è capace di ragionare, può picchiare anche la moglie.

  • Stefano Burberi 19 Febbraio 2018

    Alcuni miei appunti su De Falco:
    D2) – Il comportamento del Comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, si presta altresì alle seguenti considerazioni:
    D2a) – Io ho potuto fare queste considerazioni perché ho scaricato da un sito Internet Olandese (al seguente URL: https://www.youtube.com/watch?v=Ur6q0gjW0Ak ), la rotta percorsa dalla Costa Concordia, ricavata dalla trasmissione di un navigatore satellitare (AIS – Automatic Identification System), con rotta, prua e velocità aggiornate ogni 3 secondi. Anche il Comandante della Capitaneria di Porto di Livorno aveva queste informazioni, e le aveva di tutte le volte che navi da crociera avevano fatto passaggi sottocosta; se avesse quindi eseguito il suo dovere, avrebbe dovuto sanzionare le Compagnie, ogni qualvolta queste navi contravvenivano alle norme di navigazione; in tal modo i passaggi sottocosta sarebbero terminati molti anni addietro, e la tragedia di Costa Concordia non sarebbe avvenuta (il transito alla velocità di 16 nodi, di quel tipo di nave, davanti all’ imboccatura del porticciolo di Giglio Porto, la metteva nella condizione di nave “Impossibilitata a manovrare”, potendo causare possibili collisioni con qualsiasi natante che stesse uscendo dal porticciolo).
    D2b) – Il Comandante della Capitaneria di Porto di Livorno ordinò telefonicamente al Comandante della Costa Concordia di risalire a bordo, utilizzando una biscaglina calata sulla murata di sinistra a poppa della nave, sapendo che su quella biscaglina c’ erano costantemente 30 o 40 persone che la discendevano; per risalire a bordo doveva essere interrotta l’ evacuazione dei naufraghi, ed una volta a bordo, l’ unico ordine utile che si poteva dare sarebbe stato quello di scendere la biscaglina uno alla volta.
    D2c) – Dalle telefonate di De Falco con Schettino si può notare quanto segue:
    – Osservando le foto della Concordia, fatte dall’ elicottero, De Falco ha confuso la poppa con la prua, ed il lato sinistro con la dritta
    – Dopo 3 telefonate con Schettino, De Falco non ne ricordava ne il nome ne il cognome
    Unica spiegazione possibile: – ERA UBRIACO FRADICIO

  • pincottin de' pincottini 19 Febbraio 2018

    non è vero, non lo ho mai fatto prima, dunque siete bugiardi

  • pincottin de' pincottini 19 Febbraio 2018

    de falco continua a dimostrarsi un cafone, come si era già capito quella notte del costa concordia

  • Paolo 18 Febbraio 2018

    per De Falco era facile spronare un Capitano PAVIDO a salire sulla nave, tanto in Italia c’è il famoso detto ” armiamoci e partite” ma poi nelle vicende ordinarie familiari si scopre la vera natura di quest’uomo……… votatelo