Ankara bombarda le forze dell’esercito regolare nell’enclave curda di Afrin

21 Feb 2018 14:30 - di Redazione

La scorsa notte le forze turche hanno di nuovo bombardato Afrin, nel nord della Siria. La notizia segue il tentativo ieri pomeriggio delle forze filogovernative siriane di entrare nell’enclave curda per respingere l’offensiva che Ankara ha lanciato lo scorso 20 gennaio. La Turchia continuerà le operazioni militari ad Afrin, enclave curda nel nordovest della Siria, malgrado sul campo si assista ad “accordi sporchi”. Lo ha affermato il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, durante una conferenza stampa ad Ankara all’indomani dell’arrivo di forze filogovernative siriane nella regione di Afrin per sostenere i curdi che combattono contro le forze turche impegnate dal 20 gennaio nell’offensiva Ramoscello d’ulivo. “Noi, Repubblica di Turchia, continueremo ad attuare i nostri piani con la stessa determinazione malgrado sul campo ci siano alcuni accordi sporchi, accordi oscuri”, ha detto Kalin, citato dall’agenzia di stampa Dpa. Kalin è tornato a negare che ieri le forze filogovernative siriane siano entrate nella località di Afrin e ha ribadito che sono state respinte dalle unità dell’artiglieria turca. Tuttavia immagini televisive hanno mostrato l’arrivo delle “forze popolari” nell’enclave curda. C’è anche la resistenza dell’Isis nel Ghouta: è una “catastrofe”. È il grido d’allarme che arriva da un medico che lavora nella Ghouta orientale, sobborgo della capitale siriana Damasco in mano ai terroristi e obiettivo negli ultimi giorni di intensi bombardamenti che hanno provocato centinaia di vittime. “Non abbiamo nulla, né cibo, né medicine, né rifugi – ha denunciato alla Bbc il dottor Bassam – Non abbiamo pane. Non abbiamo nulla”. “Dov’è la comunità internazionale, dov’è il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite? – chiede – Ci hanno abbandonato”. “Forse ogni minuto ci sono 10 o 20 raid aerei”, continua. Tre giorni di bombardamenti avrebbero fatto almeno 250 morti. “Colpiscono qualsiasi cosa: negozi, mercati, ospedali, scuole, moschee, qualsiasi cosa – aggiunge il medico – E se oggi presto assistenza a una persona, dopo uno o due giorni torna, di nuovo ferita”.

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