Stragi, «Basta segreti»: dai familiari delle vittime un decalogo per la verità

16 Gen 2018 14:50 - di Redazione
stragi

Nonostante la direttiva per renderla accessibile, la documentazione sulle stragi del periodo tra il 1969 e il 1984 presenta ancora troppe lacune e mancanze. A denunciarlo sono i familiari delle vittime, che chiedono una piena applicazione del provvedimento emanato da Matteo Renzi nell’aprile del 2014 perché tutte le amministrazioni dello Stato conferissero all’Archivio centrale il materiale in proprio possesso.

Il documento dei familiari delle vittime

Le Associazioni dei familiari delle vittime hanno dunque stilato un documento «per rendere realmente efficace l’attuazione della direttiva». Si tratta di dieci punti che, nelle intenzioni, possono tornare «utili al prossimo governo per arrivare a garantirne la più ampia e trasparente applicazione, ad oggi lacunosa ed omissiva». A presentare le richieste in una conferenza stampa alla Camera, Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna; Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica; Ilaria Moroni, coordinatrice della Rete degli archivi per non dimenticare; Carlo Arnoldi, rappresentante dei familiari delle vittime della strage di piazza Fontana.

Dieci punti per fare chiarezza sulle stragi

Innanzi tutto le associazioni chiedono un rinnovato impegno del governo perchè la documentazione «sia consegnata superando ogni forma di restrizione, di prassi o normativa». Viene quindi ritenuto necessario costituire un Osservatorio per applicare la direttiva, che dovrà operare in «stretta ed organica collaborazione» con ministeri ed amministrazioni. Sollecitata poi con forza «trasparenza» da parte dei ministeri della Difesa e degli Esteri; l’apertura degli archivi periferici; la digitalizazzione degli atti; l’applicazione della direttiva agli archivi di Senato e Camera; il versamento dei documenti «sulle strutture segrete ed eversive». Secondo le Associazioni occorre poi salvaguardare l’organicità degli archivi e, a trent’anni da quegli episodi, è necessario «procedere al versamento integrale degli archivi declassificati anteriori al trentennio». La direttiva fa riferimento alle stragi di piazza Fontana (1969), Gioia Tauro (1970), Peteano (1972), questura di Milano (1973), piazza della Loggia e Italicus (entrambe 1974), Ustica e Bologna (1980), Rapido 904 (1984).

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