“Regeni ucciso per la ricerca commissionata dalla tutor di Cambridge”

25 Gen 2018 14:42 - di Carlo Marini

Giulio Regeni ucciso per le sue ricerche e il ruolo dei Servizi sono certezze. È quanto sostiene il procuratore Giuseppe Pignatone in una lettera al Corriere della Sera e a Repubblica che ha voluto scrivere a due anni dal sequestro e l’omicidio del ricercatore friulano. Secondo Pignatone ci sono «punti fermi» dell’indagine «nel cui quadro dovranno inserirsi i prossimi approfondimenti sull’omicidio». Il movente è «pacificamente da ricondurre alle attività di ricerca effettuate da Giulio nei mesi di permanenza al Cairo», ed è stata anche «messa a fuoco l’azione degli apparati pubblici egiziani che già nei mesi precedenti avevano concentrato su Giulio la loro attenzione, con modalità sempre più stringenti, fino al 25 gennaio».

I punti fondamentali del delitto Regeni

Questi, continua Pignatone, sono «punti fondamentali per proseguire l’inchiesta» e si tratta di «un approdo condiviso con i colleghi egiziani. Un risultato che due anni fa non era per nulla scontato poter raggiungere. Non intendiamo fermarci a questo, è ovvio. Anche se restiamo ben consapevoli della estrema difficoltà di questa indagine». Pignatone non nasconde poi le difficoltà in cui il suo ufficio sta lavorando. «La collaborazione con i colleghi egiziani è un unicum nell’esperienza della cooperazione giudiziaria» e «quando, come in questo caso, non esistono accordi e convenzioni internazionali, una cooperazione giudiziaria così impegnativa e complessa può avvenire solo se parallelamente viene attivata una concreta collaborazione tra i due governi», scrive Pignatone. In questo quadro non si procede spediti perché «qualunque fuga in avanti parte nostra si trasformerebbe in un boomerang in grado di vanificare quanto fin qui con fatica costruito».

Regeni fu ucciso tra atroci torture

Sul corpo del giovane ricercatore ci sono segni di bruciature di sigaretta, torture, ferite da coltello e segni di “morte lenta”, come poi rivelera’ la prima autopsia effettuata al Cairo. «Si possono ipotizzare – si legge nell’autopsia – che lo abbiano colpito con calci, pugni, bastoni, mazze». «Alcune lesioni cutanee – scrivono i medici legali – hanno caratteristiche che depongono per una differente epoca di produzione avendo un timing differenziato. Quindi Giulio è stato torturato ripetutamente, a distanza di giorni.

Commenti

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  • flavio 30 Gennaio 2018

    Hai ragione caro Rapanelli. Mi sono sempre chiesto, cosa ci sia andato a fare in quel paese. per poi impicciarsi dei loro sindacati. secondo me era un suicidio preannunciato, e qui mi chiedo i loro genitori doverano…………..e non parliamo poi di quella mal…….ta Tutor di Cambridge, che andrebbe……..

  • Giorgio Rapanelli 26 Gennaio 2018

    Per chi è un po’ addentro ai servizi segreti sa alcune cose. Primo, una spia che si cattura non si uccide, a meno che ci sia uno scontro armato. Una spia si cattura, si interroga, e poi si scambia con le proprie spie in mano al nemico. Una spia non si tortura fino a farla a pezzi, per poi farla trovare in strada il giorno stesso in cui arriva un ministro con imprenditori, pronti a fare affari con il tuo governo e con i tuoi imprenditori, soprattutto in presenza di un enorme giacimento di gas, scoperto e pronto ad essere utilizzato da una compagnia della stessa nazionalità del massacrato. Una spia non va allo sbaraglio da solo. Ha delle coperture e dei guardaspalle. Magari è anche armato. La fine di Regeni non è misteriosa. Egli era solo un giovane idealista sprovveduto, mandato in un ambiente infido come può essere un verminaio come l’Egitto, dove la democrazia non esiste e dove in molti vorrebbero fare la pelle ad al-Sisi, per vendetta, o per prenderne il posto. Si cercano i responsabili? Magari alcuni di questi sono molto in alto. Magari sono già stati individuali. Magari sono stati rimossi. Si cercano coloro che hanno fatto lo sporco lavoro delle sevizie fino al massacro totale, quando sarebbe bastata il fuoco di una sigaretta sul nervo vago per farlo cantare… Di che? Di nulla… . Nella prassi, chi fa lo sporco lavoro non lo si lascia in vita a lungo, poiché canterebbe sotto tortura chi lo hanno incaricato del rapimento e della tortura.. Forse i seviziatori psicotici sono già stati eliminati e le loro ossa stanno nell’immenso deserto che fa da cornice al Nilo e al poco verde lungo il corso. I mandanti? Quel gas fa gola a molti… Al Sisi ha molti nemici che vogliono fare terra bruciata intorno a lui, poiché vorrebbero che iniziasse in Egitto un nuovo corso. Non dimentichiamo che l’Egitto è la retrovia politico militare del regime di Bengasi, l’unico che è radicato sul territorio e non è un fantoccio come quello di Tripoli. I mandanti? Cercateli in Occidente, direbbe qualcuno… In tutta questa storia l’unica vittima è l’innocente Giulio Regeni. La sua “mandante” inglese è forse la penultima ruota del carro. La verità è avvolta nella nebbia, non si scoprirà né con manifestazioni nelle piazze, né con la magistratura. Cosa è la vita di un giovane idealista di fronte a grossi interessi politici, economici e a quell’enorme giacimento in mezzo al mare? Concludo, che per certi miei trascorsi nel fronte di liberazione del Sud Sudan intorno agli anni ’70 del secolo scorso, mi è stato sconsigliato di andare come turista in un qualsiasi Paese arabo… Se ci andassi sarei uno stupido.

  • TEX 26 Gennaio 2018

    ..prima di partire doveva calcolare i rischi dell’impresa!! Si e’ giocato la vita per … niente!! E adesso chi paga???…. io farei causa alla Tutor di Cambrige per il risarcimento dei danni !!!

  • flavio 26 Gennaio 2018

    A Ziobeni tu non hai figli che studiano?????

  • flavio 26 Gennaio 2018

    La vera carnefice è la Tutor di Cambridge, lei lo sapeva dove lo stava mandando. E’ come se avesse voluto, sacrificando la vita di Giulio cosa succedeva in quel paese ovvero il suo di lei perchè lei viene dall’egitto. se era mio figlio solo per le sofferenze che has patito andavo in inghilterra e la prendevo…..per il corvattino……………..

  • NOEURO 26 Gennaio 2018

    Ma del infame docente universitaria di Cambridge, il magistrato non fa menzione…..

  • pietro meucci 26 Gennaio 2018

    Un giovane che muore, e poi in quell’orribile modo, suscita una grandissima pietà. Premesso questo era un ingenuo sognatore.

  • Alfonsa 26 Gennaio 2018

    Povero Giulio ,mandato al macello da quella sedicente della sua tutor,spero che venga giudicata e punita assieme ad altri eventuali complottatori.Arrivare alla verità mi sembra molto difficile,basti andar coi ricordi ad altri eccellenti delitti di nostri connazionali che indagavano in questi “incivili” paesi.Quanti delitti in italia rimangono impuniti ,ci prendono ancora in giro che la verità verrà a galla? Che la smettano di menar il can per l’aia,gli italiani sono stanchi.Una preghiera dal cuore per te Giulio

  • Ercole Graziadei 26 Gennaio 2018

    Dispiace sempre quando un giovane perde la vita ma indubbiamente ha peccato quanto meno di ingenuità. Andare a indagare sui sindacati in un paese in subbuglio come è l Egitto oggi è proprio da incoscienti e questo vale anche per chi lo ha mandato

  • Ziobeni 26 Gennaio 2018

    Se l’è cercata, se stava a casa non gli succedeva
    Basta co sto caso !

  • Giovanni 26 Gennaio 2018

    E’ stato mandato al sacrificio dalla Tutor di Cambridge per un suo tornaconto Accademico!

  • GIAN GUIDO BARBANTI 25 Gennaio 2018

    Questo era ovvio da subito, il tutto nel perfetto stile di armiamoci e partite