Oltre la chirurgia, è uomo ma si sente donna: il cambio di sesso arriva per sentenza

24 Gen 2018 13:26 - di Prisca Righetti

Il suo ricorso è stato accolto: e un uomo che si è sempre “sentito” donna e che per ragioni di salute non si è mai potuto sottoporre all’intervento per cambiare sesso, ha potuto comunque cambiare identità fisiologica in tribunale e vedersi attribuito per sentenza quello che biologia e chirurgia non gli hanno riconosciuto: essere una donna pur essendo nata nel «corpo sbagliato» di uomo. E così, ci ritroviamo a constatare che, forse, neanche Mary Shelley, quando si apprestava a scrivere il suo capolavoro Frankestein: or, The Modern Prometheus, pubblicato nel lontano 1818, nella sua fervida fantasia avrebbe mai potuto immaginare quello che si sta verificando sotto i nostri occhi. Ciò che a lungo nel Novecento è stato paventato come un ipotetico futuro in tante opere fantasy e che sembra essere ormai arrivato, con tutto il corollario di confini tra manipolazione genetiche e legittimazione giuridica ampiamente superati. Una linea di separazione varcata e violata in spregio di uno sconfinamento sempre imminente: quello nel pericoloso sentiero dell’aberrazione sociale.

Sesso attribuito per sentenza: è accaduto di nuovo

Del resto, è già successo nel luglio scorso che con una sentenza, una inquietante sentenza – esattamente la 180 del 13 luglio 2017 – la Corte Costituzionale abbia escluso la necessità di interventi chirurgici per ottenere l’ufficializzazione del genere di appartenenza, o meglio, della riassegnazione anagrafica del genere, ma non è sempre detto che un riconoscimento giuridico vada di pari passo con il sentire comune. Ma tant’è: è successo di nuovo, e un uomo dall’indole femminile che, come riporta un servizio del Messaggero online, «sei anni fa aveva ottenuto dai giudici l’autorizzazione all’intervento per cambiare sesso, ma poi non vi si è mai sottoposta perché affetta da obesità avrebbe avuto rischi per la salute», ora «l’italiana quasi 30enne, assistita dal legale Francesco Langiu», al Tribunale di Pavia si è vista accogliere il suo ricorso: e la magistratura «sulla base di una sentenza della Cassazione del 2015, ha disposto, anche in assenza dell’operazione chirurgica, la rettificazione di attribuzione di sesso da “maschile a femminile” con l’emissione di nuovi documenti d’identità». Con l’argomentazione – riportata dal servizio del quotidiano capitolino – secondo cui «l’intrapreso articolato percorso psicologico – scrive il collegio presieduto da Lucio Nardi – e la connessa terapia ormonale e farmacologica hanno portato alla consapevole, profonda ed irreversibile scelta di genere, determinando piena identificazione nel sesso opposto, cioè quello femminile, al quale, da sempre, sente di appartenere».

Identità di genere? Non serve più nemmeno la chirurgia

E dunque, il verdetto choc, nello stabilire di fatto che non serve più nemmeno la famosa transizione – che comincia con le cure ormonali; passa per interventi di chirurgia estetica che coinvolgono il seno, fino all’ultimo atto del cambiamento di sesso, e dunque degli organi genitali che assegnano l’identità anagrafica – trasforma automaticamente il giudice in un deus ex machina “onnipotente” e l’aula di un tribunale in una futuristica – e inconcepibile – sala parto in cui sesso e genitali diventano individuabili nella percezione che ognuno ha della propria sessualità, a prescindere dall’anatomia e dalla biologia. Ma tant’è: e alcune sentenze attestano di fatto che non sono più cromosomi, ormoni e chirurgia a determinare l’identità di genere ma che, in materia di rettificazione di attribuzione di sesso, la magistratura può stabilire per partenogenesi giurisprudenziale se una persona si senta o meno a proprio agio nei panni di una specifica identità sessuale piuttosto che in un’altra, diversa da quella che la natura gli ha assegnato in virtù di particolari caratteristiche anatomiche, somatiche, biologiche. Dunque, ormai è un dato di fatto: ognuno ha la facoltà di scegliere se essere uomo o donna a seconda di come si percepisce e poi può praticamente ratificarlo in un’aula di tribunale…

 

Commenti

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  • pietro meucci 25 Gennaio 2018

    Mio cugino si sente un cavallo, può rivolgersi al tribunale?

  • Graziella Iaccarino-idelson 25 Gennaio 2018

    Non c’è una cura per il cervello che percepisce queste identità diverse ?

  • Francesco Ciccarelli 25 Gennaio 2018

    Questa sentenza è assurda: in sostanza si potrà scegliere il «sesso anagrafico» come ci si cambia il vestito, senza ricorrere alla chirurgia definitiva!

  • GIAN GUIDO BARBANTI 24 Gennaio 2018

    ovvio siamo a carnevale