L’Antitrust sanziona WhatsApp, ma la multa è da barzelletta

23 Gen 2018 20:13 - di Penelope Corrado

L’Antitrust ha inflitto a WhatsApp una multa di 50mila euro per inottemperanza degli obblighi informativi agli utenti. Lo comunica la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, spiegando di aver preso la decisione nella propria riunione del 10 gennaio. La multa deriva dal fatto che WhatsApp Inc. non ha dato esecuzione all’ordine di pubblicazione dell’estratto del provvedimento, emesso nei suoi confronti a maggio 2017, con il quale è stata accertata la vessatorietà di alcune clausole dei Termini di Utilizzo dell’applicazione WhatsApp Messenger.

WhatsApp ha omesso gli obblighi informativi

«In particolare, WhatsApp, violando gli obblighi informativi nei riguardi dei consumatori previsti dalla legge, ha consapevolmente omesso quanto disposto dall’Autorità nel provvedimento, ossia la pubblicazione del citato documento nella homepage del proprio sito web e la contestuale notifica in App, da inviare a tutti gli utenti WhatsApp italiani, contenente il link alla pubblicazione medesima» spiega l’Antitrust.

Che cosa ha violato WhatsApp

Le clausole, a suo tempo qualificate come vessatorie, riguardano in particolare: la facoltà di modifiche unilaterali del contratto da parte della società, il diritto di recesso stabilito unicamente a vantaggio del professionista, le esclusioni e le limitazioni di responsabilità a suo favore, le interruzioni ingiustificate del servizio, la scelta del foro competente sulle controversie (ad oggi esclusivamente individuato presso tribunali americani).

50mila euro per WhatsApp? Bruscolini

L’Autorità ha irrogato a WhatsApp Inc. “una sanzione di 50.000 euro, pari al massimo edittale attualmente stabilito dalla normativa per l’inottemperanza ai provvedimenti di accertamento della vessatorietà. In particolare, conclude la nota, l’Autorità ha tenuto conto non solo della rilevanza del professionista e del suo consapevole rifiuto a pubblicare l’estratto della decisione dell’Autorità, ma anche della circostanza che la pubblicazione è l’unico strumento che assiste l’accertamento della vessatorietà nella disciplina vigente, la quale, allo stato, non prevede l’imposizione di sanzioni amministrative pecuniarie al termine del procedimento amministrativo di accertamento della vessatorietà delle clausole contrattuali». Per WhatsApp, che ha superato il miliardo di utenti nel mondo ed è valutata oltre 10 miliardi di euro, i cinquantamila euro sono poco meno di un buffetto. «Siamo alle comiche! Una multa a dir poco ridicola» ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Commenti

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  • Giovanni 24 Gennaio 2018

    Allora anche i partiti politici dovrebbero pubblicare quanti tra loro sono stati precedentemente ritenuti colpevoli di qualche reato e magari anche gli indagati.