I migranti fanno litigare Lega e Chiesa. Calderoli: «No alle ingerenze della Cei»

14 Gen 2018 18:34 - di Valerio Falerni

È sempre capitato e di sicuro questa campagna elettorale non farà eccezione. In tempi di urne, si sa, tutti si sentono in dovere di dire la propria. Anche la Chiesa, al cui interventismo dovremmo essere ormai abituati. Dovremmo, appunto. In realtà non è proprio così, e un prete che parla, un vescovo che ammonisce e persino il Papa che pontifica suscitano puntualmente clamore. Conseguenza forse del fatto che l’ascesa di Francesco al soglio di Pietro, se da un lato ha ridotto il ruolo da “persuasore occulto” della Cei, la Conferenza episcopale italiana, dall’altro ne ha moltiplicato gli interventi diretti finendo per far percepire sempre più larga la sponda vaticana del Tevere.

Mons. Bassetti (Cei): «Alcuni partiti soffiano sulle paure della gente»

Un interventismo che nel frattempo si è trasformata in ingerenza con l’acuirsi dell’emergenza migranti, rispetto alla quale i continui inviti all’accoglienza da parte delle autorità ecclesiastiche hanno fatto apparire del tutto trascurate o minimizzate le difficoltà e le paure degli italiani che si sentono minacciati nella loro identità, nel loro lavoro e nella loro sicurezza dalle continue ondate migratorie.  È notizia di queste ore la dichiarazione del capo della Cei, mons. Gualtiero Bassetti, intervenuto per fare le pulci alle proposte dei partiti, da lui accusati di propinare «ricette miracolistiche» e di «soffiare sulle paure della gente». Un intervento a gamba tesa di fronte al quale non sempre ci si riesce a mordersi la lingua.

Calderoli: «Da oggi non chiamo più Santo Padre il papa»

Di sicuro non vi è riuscito Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato in quota alla Lega: «Io sono credente e sono praticante – ha premesso – ma che la Cei, oggi con il suo capo, il cardinal Bassetti, critichi la politica accusando qualcuno di proporre dei miracoli mi sembra blasfemo visto che i miracoli li ha inventati proprio la Chiesa». Un’intemerata che Calderoli definisce un «appello», rivolto «non solo alla Cei ma anche a Papa Francesco che da oggi non chiamo più Santo Padre, perché deve finirla di sfinirci con le sue menate sugli immigrati».

Commenti

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  • andrea 14 Gennaio 2018

    volgarissimo Calderoli pensi piuttosto a restituire i 500000 euro spesi per la sua scorta dopo l ‘ indosso della maglietta antislamica. Nulla da dire sul gesto perché in democrazia la contestazione seppur sterile e infantile come quella adottata dal Vicepresidente è sacrosanta però ciò che mi va giù male è che quei soldi spesi per la sua cpglionata sono i soldi di tutti.E’ oltremodo imbarazzante la polemica con la Chiesa che ogni volta che mette il dito nella piaga viene richiamata all’ordine e la si invita ad occuparsi di anime,del resto dei problemi concreti se ne occupano i nostri politici come il senatore Calderoli con le sue illuminate iniziative.Signori della redazione asserite che la censura non abita al Secolo bensì in altre testate però noto che ogni pensiero diverso dal Vostro la mette costantemente in azione e questo metodo secondo il mio modesto parere è ingiusto e sbagliato e profondamente antidemocratico perché dialogo e confronto sono i pilastri di una società civili. Grazie

    • MarioD6 16 Gennaio 2018

      Naturalmente dei soldi pubblici spesi per fare la scorta alla Boldrini ed agli altri esponenti della sinistra non se ne deve parlare. Se a lei piacciono tanto i migranti (come al Vaticano) perché non se li prende in casa lei ?? I preti non fanno più il loro mestiere, fanno politica, spudoratamente e in appoggio al nuovo partito unico che ha raggruppato i vecchi comunisti e la vecchia DC. Bravi !!!!