Berlusconi rievoca il 1948: «Il M5S prende ordini da Grillo. Come il Pci da Mosca»

23 Gen 2018 13:38 - di Michele Pezza

Se per Silvio Berlusconi il M5S è il nuovo «pericolo comunista», non c’è nulla di strano se il Cavaliere, come quel famoso brandy dall’etichetta nera, voglia creare l’atmosfera rievocando il clima incandescente del 1948, anno in cui si tennero le prime elezioni politiche del dopoguerra. L’anno della crociata della Dc di De Gasperi, alimentata dal motore dei comitati civici dell’ingegner Gedda, contro il Fronte Popolare di Togliatti e Nenni, cui prestava la faccia Peppino Garibaldi e i soldi l’Unione Sovietica di Josip Stalin.

Berlusconi: «Cambiano continuamente idea»

«Sono una setta che prende ordini dall’alto, da Beppe Grillo», va ripetendo in queste ora, anche ad Bruxelles, Berlusconi. Esattamente come i comunisti italiani da Mosca nel ’48. E qui il leader di Forza Italia cala un personaggio-chiave della battaglia elettorale del ’48, il monarchico Giovannino Guareschi, papà di Peppone e Don Camillo ma soprattutto inventore dello slogan, destinato a restare immorale, «nella cabina Dio ti vede, Stalin no». Di Guareschi, invece, Berlusconi ricorda le vignette: «Quelle famosissime “Contrordine compagni”, con i comunisti di allora, che erano prontissimi a cambiare posizioni dietro ordine di Mosca o di Togliatti. Così succede anche con i Cinque Stelle – incalza l’ex premier -: no assolutamente ad un’alleanza, sì a qualsiasi alleanza possibile; no euro, sì all’euro; sui vaccini…è un partito che gli italiani votano per il disgusto creato in questa legislatura dal comportamento dei politici di professione».

E sulla flat tax: «C’è una certa progressività»

Ma il Cavaliere ne ha anche per la sinistra: «È una scatola vuota di progetti, di anima addirittura. Non ricordo – dice ancora Berlusconi – di averli sentiti parlare di progetti e programmi concreti». Infine la flat tax sui cui però pesa l’incognita della Corte Costituzionale, che potrebbe eccepire circa la mancata progressività della proposta: «Della Consulta – dice il leader di FI – nessuno può essere sicuro in partenza, ma la flat tax ha una certa progressività».

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