40 anni dopo la storia del “borghese piccolo piccolo” è ancora così attuale

2 Gen 2018 18:23 - di Redazione

Impermeabile, cravatta a righe e basette lunghe, così Massimo Dapporto si presenta al pubblico in Un borghese piccolo piccolo, prima trasposizione teatrale del romanzo scritto da Vincenzo Cerami nel 1976 e reso celebre l’anno successivo (1977) dal film interpretato da uno straordinario Alberto Sordi, diretto da Mario Monicelli. Lo spettacolo, con adattamento e regia di Fabrizio Coniglio e musiche originali di Nicola Piovani, già nei teatri italiani dalla fine del 2017, arriva ora al Teatrodante Carlo Monni in prima toscana venerdì 5 gennaio, alle ore 21, per la stagione di prosa del teatro di Campi Bisenzio (piazza Dante, 23), in provincia di Firenze. ”Un borghese piccolo piccolo” porta in scena in maniera agrodolce le piccolezza e le meschinità dell’animo umano, indagando il ruolo di ognuno di noi nella società e i tentativi di farsi giustizia da soli.

E’ la storia di Giovanni Vivaldi (Massimo Dapporto), un umile impiegato, dipendente presso un ufficio pubblico da oltre trent’anni e prossimo alla pensione. Un uomo che ha investito tutte le sue energie sul futuro del figlio Mario che vorrebbe vedere sistemato nel suo stesso ministero. Persegue il suo scopo con tutti i mezzi possibili arrivando a chiedere l’aiuto della Massoneria, alla ricerca di favoritismi e raccomandazioni, nonostante il suo fervido credo cattolico. Quando il suo obiettivo sembra ormai vicino, la vita lo sbeffeggia e mescola subdolamente le carte in tavola: l’amato figlio viene ucciso infatti durante una rapina. Seguiranno la ribellione e la vendetta del protagonista che da borghese piccolo, anonimo, frustrato, si trasforma in vendicatore solitario.

Un film che fece molto discutere, quando uscì: se ne parlò come di un’opera reazionaria, che prestava il fianco a ideologie antidemocratiche.  Un film che occhieggiava a quella maggioranza silenziosa posizionata in una zona grigia, indecifrabile, ma pronta ad esplodere in una rabbia distruttiva imponendo una giustizia individuale a una società preda di un disastro etico cui per prima la borghesia aveva assistito impotente o complice. Le accuse al film “reazionario” vennero rilanciate da Nanni Moretti in un famoso faccia a faccia con Monicelli nel corso della trasmissione Match. La pellicola con Sordi, che si inseriva nel filone dei film anticrimine con protagonisti che sono appunto anche “giustizieri”, venne disprezzata da Moretti in quanto “film cattivo, molto ambiguo, secondo molti reazionario, anche secondo me… Il giustiziere della notte, Sordi che tortura uno, tutto il sangue…”.

Spiega oggi il regista Fabrizio Coniglio: ”La scorciatoia o la raccomandazione è avvertita dalla nostra società come qualcosa di necessario per sopravvivere: forse in fondo, non crediamo più nella possibilità di essere tutti uguali di fronte alla legge e nelle pari opportunità di emancipazione sociale ed economica. Questo è lo snodo più fortemente attuale della storia che metteremo in scena. Racconteremo questo grande romanzo classico con il sorriso, che solo i grandi autori come Vincenzo Cerami hanno saputo e sanno ancora regalarci. Per questo motivo ci affidiamo all’arte di un grande interprete del nostro teatro, Massimo Dapporto, capace di rendere il ridicolo e il tragico nello stesso tempo, regalando grande umanità e semplicità alla famiglia Vivaldi”.

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