Roma, altra tegola sul Campidoglio: è caccia ai 500 rom con documenti falsi

9 Dic 2017 13:44 - di Milena De Sanctis

Documenti ai rom in cambio di mazzette. Sono almeno 500 le carte d’identità farlocche ma formalmente inoppugnabili intestate a rom serbi e macedoni. È caccia ai rom con documenti falsi. Una vicenda, che come ricostruisce il Messaggero,  dal 2016 è già portato al licenziamento di quattro impiegati comunali del Campidoglio, perché nei documenti ufficiali hanno attribuito la cittadinanza italiana  a chi non ne aveva alcun diritto. Gli Uffici dell’Anagrafe centrale di Roma Capitale si sono messi in moto sul finire dell’estate, quando è arrivata la sentenza della Cassazione con cui è terminata una vicenda processuale germogliata all’inizio del 2000.  Si legge ancora sul Messaggero, venne fuori un complesso sistema di corruzione legato al rilascio della cittadinanza italiana a stranieri senza titoli. Gli inquirenti la chiamarono “un’anagrafe parallela”. Un sistema che conciliava  gli interessi di alcuni funzionari comunali e vigili urbani con quelli di alcune famiglie rom provenienti dai Balcani diventate stabili nella Capitale. Gente che aveva bisogno di ripulirsi e rifarsi una “verginità”.

Documenti falsi ai rom: il prezzario

Le indagini, svelarono un prezzario delle tangenti: 25mila euro per la cittadinanza italiana, 2.000 euro per una carta d’identità, 1500 per chi chiedeva solo la residenza. Un volume d’affari calcolato in almeno due milioni e mezzo di euro. Ci sono state conseguenze penali: quattro dipendenti comunali sono stati licenziati. Ma il difficile arriva ora.  Chiusa la complessa fase giudiziaria, si legge ancora sul Messaggero, si apre ora una caccia amministrativa dagli esiti imprevedibili. Le sentenze hanno accertato che almeno una cinquantina di stranieri hanno ottenuto illegalmente la carta d’identità con la cittadinanza italiana.  Ora gli uffici del Comune dovranno accertare se da questi iniziali documenti ne siano germogliati altri: finiti in mano a figli, conviventi e familiari che avrebbero sfruttato il legame di parentela per ottenere la cittadinanza. E da cinquanta secondo le prime stime  potrebbero essere diventati almeno 500.

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