Modena, imbarazzo Pd per le violenze rosse: non si fa così antifascismo

16 Dic 2017 16:17 - di Paolo Lami

Una volta sussurravano, quasi a mezza bocca: «sono compagni che sbagliano». Si parlava sempre di violenze. Ma, in quel caso, i violenti compagni che sbagliavano erano i brigatisti rossi che sparavano e ammazzavano a più non posso. Sono passati quasi 50 anni da quegli imbarazzanti e imbarazzati tentativi del vecchio Pci di prendere le distanze – ma non troppo perché sono, pur sempre, compagni – dalla violenza brigatista e rossa. E si capisce che questi quasi 50 anni sono passati invano ascoltando le parole, anche queste imbarazzate, del 65enne sindaco Pd di Modena, Giancarlo Muzzarelli, che a 25 anni già sgambettava nel Pci e si è fatto ostinatamente tutta la carriera politica all’ombra di quella bandiera.

L’antifascismo non si fa così, dice ora in sostanza il “maestro” Muzzarelli dopo le violenze dei soliti Centri Sociali, no globalanarchici e compagni vari che sbagliano, che l’altra notte hanno devastato e messo a ferro e fuoco Modena e hanno mandato gente all’ospedale perché non gradivano che un gruppo di cittadini riunito in  una sigla apolitica denominata “Difendi Modena” manifestasse contro o Ius Soli.

Una violenza bestiale, quella dei 250 anarchici che hanno sfogato tutta la loro rabbia inquadrati nella manifestazione promossa dal tavolo delle associazioni Modena di Pace organizzata in piazza Torre. E per fortuna che l’associazione si chiamava Modena di Pace.

Al canto di “Bella ciao“, naturalmente, i manifestanti hanno lanciato bombe carta contro la polizia in assetto antisommossa nel tentativo di arrivare a mettere le mani sui cittadini di “Difendi Modena” che manifestavano, perfettamente autorizzati e pacificamente, questi sì, poco più in là.

«Noi siamo in prima linea contro le risorgenze fasciste e naziste, – ha tuonato il sindaco Pd di Modena – ma la lotta al nazifascismo non si fa copiandone i metodi violenti. L’antifascismo  non si fa combattendo le istituzioni democratiche che sono nate proprio dalla Resistenza e insultando e aggredendo i loro rappresentanti, in questo caso uomini e donne che fanno il loro dovere per la sicurezza e la libertà di tutti».
Per Muzzarelli, insomma, ai “compagni che sbagliano” bisogna spiegare bene come si fa antifascismo militante.

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