Mafia, parla la perizia: nelle intercettazioni non c’è il nome di Berlusconi

14 Dic 2017 11:37 - di

Proprio mentre il processo sulla trattativa tra Stato e mafia si avvia verso la conclusione con l’inizio della requisitoria, c’è la svolta sulle intercettazioni delle conversazioni tra il boss Giuseppe Graviano e il detenuto Umberto Adinolfi. Secondo i consulenti di pm e della Corte d’assise in una conversazione del 10 aprile 2016 sarebbe stata pronunciata da Graviano la parola “Berlusca” e la frase: «Mi ha chiesto questa cortesia…». Non è vero. C’è la perizia che dimostra che la parola pronunciata è stata “Bravissimo”. È il difensore di Marcello Dell’Utri, l’avvocato Giuseppe Di Peri, a prendere la parola in aula per annunciare che un altro consulente, Alberto Giorgio, dopo avere eseguito una nuova perizia «con lo spettrogramma, ha potuto constatare che la parola “Berlusca” o “Berlusconi” «non è mai stata pronunciata». «Il metodo utilizzato dall’ingegner Giorgio – ha spiegato l’avvocato – è scientifico e incontrovertibile». «I periti della procura e della Corte – dice Di Peri – hanno affidato la valutazione delle intercettazioni alla propria capacità uditiva e alla sensibilità del proprio orecchio. E da questo è scaturito che c’è una distonia insuperabile tra l’elaborato del perito e consulente del pm e il nostro consulente». Da qui la decisione di chiedere l’audizione in aula del consulente Alberto Giorgio. Già lo scorso 19 ottobre si registrò, al processo sulla trattativa, uno scontro tra il consulente della difesa di Marcello Dell’Utri e i consulenti della procura sulle intercettazioni delle conversazioni tra il boss Giuseppe Graviano e Adinolfi.

Mafia, il pm di Palermo dice no alla nuova perizia

Secondo la procura di Palermo, Graviano sembra voler attribuire a Berlusconi il ruolo di mandante delle stragi del 1992-1993.  Un’accusa assurda che va avanti da anni tra archiviazioni e reiscrizioni. I verbali nel giugno scorso furono trasmessi, tramite la direzione nazionale antimafia, anche alle procure di Caltanissetta e Firenze, che si occupano delle indagini sulla stagione delle bombe mafiose. Immediata era arrivata la smentita del legale di Berlusconi, l’avvocato Nicolò Ghedini. «Il presidente Berlusconi non ha avuto alcun contatto, diretto o indiretto, con il signor Graviano», aveva detto. Ma la procura di Firenze ha ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia. L’obiettivo è proprio quello di passare al setaccio le parole pronunciate in carcere dal boss Giuseppe Graviano, intercettato dai pubblici ministeri palermitani del processo “Trattativa Stato-mafia” mentre parlava dell’ex presidente del Consiglio e dall’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. La procura di Palermo, dopo la richiesta dell’avvocato Giuseppe Di Peri, ha replicato attraverso il pm Vittorio Teresi: «Non ho trovato “assolutamente inconfutabili” le conclusioni del consulente della difesa – dice – perché non si tratta di un orecchio bionico che ha sostituto un orecchio umano. Tanto è vero che si legge nella consulenza che la percezione umana è entrata anche qui». Quindi, «questa perizia non aggiunge nulla», per Teresi, alle precedenti perizie. Ecco perché l’accusa si oppone alla nuova consulenza e all’esame del consulente Alberto Giorgio.

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