Lavoro e legge Fornero, la sinistra in piazza recita il “mea culpa”

2 Dic 2017 13:04 - di Redazione

Sulla legge Fornero ora la sinistra recita il mea culpa. E lo fa con Landini da Palermo e la Camusso  per le strade di Roma durante la mobilitazione nazionale sul lavoro indetta dalla Cgil in cinque piazze d’Italia. Meglio tardi che mai, perciò:  “Quando nel 2011 l’allora governo Monti decise di intervenire drasticamente sulle pensioni si è aperta una ferita. Allora il sindacato unitariamente si è limitato a tre ore di sciopero. Oggi bisogna riconoscere che abbiamo commesso un errore a non contrapporci a quella riforma sbagliata” ha affermato il segretario confederale della Cgil, Landini, parlando dal capoluogo siciliano. “Ci hanno detto che era necessario intervenire sulle pensioni, cancellare l’articolo 18, abolire le province e avremmo risolto tutti i nostri problemi – ha proseguito – Tutte queste cose sono state fatte ma la situazione continua a non girare, anzi disoccupazione e precarietà sono aumentate”. “I risultati di quelle politiche sono sotto gli occhi di tutti: la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è a livelli insopportabili soprattutto al Sud, i conti non tornano e le diseguaglianze sono cresciute” ha concluso Landini. Che perciò, seppur con ritardo, s’è accorto della cappellata fatta dal sindacato per non disturbare il governo Monti che volle approvare a tutti i costi la legge Fornero. Anche Susanna Camusso ha piegato le ragioni dell’iniziativa del sindacato, che non si fermano all’opposizione alla Fornero: ”Siamo in piazza perché non c’è l’attenzione che deve essere data al lavoro ; perché il governo ha disatteso l’impegno che aveva preso con noi un anno fa; perché bisogna dare una svolta sulla qualità del lavoro ; perché bisogna pensare al futuro di questo paese in particolare ai giovani, alle donne ai quali continuano a non venir date risposte”. La leader della Cgil ha poi sottolineato che “Gli impegni disattesi si riferiscono all’accordo che si fece nel settembre dell’anno scorso con il governo che prevedeva la definizione di norme previdenziali per le lavoratrici, per i giovani; impegni per rivedere una legge profondamente ingiusta”.

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