La Boschi e Banca Etruria, la difesa comica di Orfini: «Non è vero niente»

16 Dic 2017 10:58 - di Elsa Corsini

«Stiamo ancora parlando del nulla». Parola di Matteo Orfini a proposito dello scandalo Etruria che torna a far sprofondare l’immagine acqua e sapone della Madonnina del Pd, la ministra Maria Elena Boschi. «Oggi è il giorno del conflitto di interessi, che non c’è, domani chissà cosa inventano,  nessun atto del governo ha favorito la famiglia Boschi»,  dice sfiorando il comico il presidente del Pd (e membro della commissione banche) in un colloquio con Repubblica. Ma c’è anche un altro capolavoro di imprudenza. «Boschi faceva bene a preoccuparsi per il proprio territorio, perché una banca è un’impresa…» Neppure la diretta interessata era arrivata a tanto. La famiglia Boschi rappresentava ben 18mila azioni grazie a un lavoro incessante di deleghe, come documenta il Giornale, anche se la ministra con la sua delicata sfrontatezza continua a ripetere che avevano solo 10mila euro in azioni. Che la bella fiorentina (Med come la chiamano affettuosamente i suoi) fosse interessata ai destini della banca Etruria è che, una volta diventata ministro, tenesse così tanto a salvare l’istituto o a non vederla finire in mani “sbagliate” è evidente.

Il Pd su divide sulla difesa della Boschi

Quella del renziano di ferro Orfini è una accorata difesa d’ufficio di Lady Etruria che, da prezioso investimento di immagine rischia di pregiudicare la campagna elettorale già in salita per il Nazareno. Non è escluso, stando alle soffiate del cerchio magico, che Renzi stia pensando di passare al contrattacco candidando la Boschi nel collegio di Arezzo. Ufficialmente nel partito sono tutti con lei, a partire dal premier Gentiloni che in conferenza stampa ha difeso il suo sottosegretario con la consueta “sobrietà” che gli appartiene, che qualcuno ha scambiato per freddezza. Ma dietro le difese pubbliche si nasconde un crescendo di malumori e di paure per la ricaduta elettorale della tempesta. Scontento alimentato soprattutto dalla linea di Renzi che, come sempre, «fa tutto da solo» senza dividere responsabilità e scelte con i vertici del partito. Tanto più quando ha deciso di aprire un’offensiva su Visco e sulle banche, «che non pare aver rovesciato il sentimento negativo come lui sperava», dicono perfino i suoi.

Renzi nei guai, sondaggi neri

Tutti con Renzi e la Boschi, sembrerebbe, tanto che la minoranza del partito evita qualsiasi commento. Anche alcuni ministri, come Minniti, Martina, Franceschini scelgono il silenzio, un silenzio che pesa. Ore difficili per il Pd, una brutta tegola per Renzi che teme che il caso possa gonfiarsi ancora il 20 dicembre quando sarà audito l’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni dalla commissione banche, al timore degli effetti sul partito di qui a un mese, («ogni settimana perdiamo mezzo punto, chissà che avverrà lunedì…»).


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