Il voto per le nuove risoluzioni Onu contro Pyongyang rafforza l’asse Usa-Russia

23 Dic 2017 10:57 - di Redazione

Le nuove risoluzioni contro la Corea del Nord varate dal  dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dimostrano, non soltanto come ha dichiarato a stretto giro dal voto in un tweet il presidente americano che il mondo «vuole la pace, non la morte», ma, soprattutto, che l’asse Russia-Stati Uniti sul fronte di Pyongyang è più solido e attivo che mai.

Nordcorea, le nuove risoluzioni dell’Onu

E allora vediamole nel dettaglio queste nuove sanzioni che, intanto, riducono del 90%, a 500.000 barili l’anno, le importazioni di prodotti derivati dal petrolio, e mantengono il tetto di quattro milioni di barili per quelle di petrolio. Non solo: le misure approvate al Palazzo di vetro impongono anche il rientro in Corea del Nord, immediato e comunque non oltre 24 mesi, dei lavoratori all’estero le cui rimesse sono una delle fonte cruciali dell’economia nazionale. Il provvedimento votato ieri (venerdì 22 dicembre ndr) con 15 voti a favore, è la risposta del Consiglio di sicurezza all’ultimo lancio di un missile balistico nordcoreano, lo scorso 28 novembre. Non si è fatta attendere la replica della Corea del Nord, ancora una volta ieri, ha accusato gli Stati Uniti di avere come obiettivo strategico quello di tornare a dominare il mondo con la loro nuova strategia di sicurezza nazionale. Il ministero degli esteri dello “stato eremita” ha parlato della nuova strategia, in cui si denunciano i programmi nucleari e missilistici di Pyongyang come toni minacciosi, e si precisa che tutte le opzioni rimangono sul tavolo per farvi fronte.

Si rafforza l’asse Usa-Russa per Pyongyang

La Russia, intanto, come anticipato si dimostra allineata con Washington, anche se, a margine del voto, fa sapere di aver approvato la nuova risoluzione con sanzioni alla Corea del Nord ieri al Consiglio di sicurezza dell’Onu solo grazie a un cambiamento apportato al testo un minuto prima del voto. Il tempo entro cui i paesi sono chiamati a rimandare a casa i lavoratori nordcoreani è stato esteso da 12 a 24 mesi, lasso temporale minimo «perché la Russia riesca a organizzare gli aspetti logistici del problema», ha reso noto il vice rappresentante permanente di Mosca al Palazzo di Vetro, Vladimir Safronkov, sottolineando che la misura non sarà applicata ai diplomatici in missione alle sedi diplomatiche in Russia, ai lavoratori impegnati nel progetto di sviluppo della linea ferroviaria Khasan-Rajin, delle linee aree nordcoreane e dei fornitori di pezzi di ricambio. Malgrado la procedura consolidata, risoluzioni come questa vengono concordate «in condizioni di pressione artificiosa e il testo viene cambiato un minuto prima del voto», ha lamentato il diplomatico, sottolineando che la proposta è stata approvata solo «dopo il riconoscimento delle nostre preoccupazioni, sfortunatamente in un passo dell’ultimo minuto, dopo faticoso impegno», e denunciando che il Consiglio ha invece ignorato la richiesta di Mosca di lanciare sforzi «per prevenire una ulteriore escalation della tensione e rivedere le politiche di pressioni e intimidazioni reciproche». Ma il fine, si sa, giustifica i mezzi… e gli accordi bilaterali Usa-Russia per mantenere la pace nella penisola coreana, e non solo.

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