Il secondo Natale dei terremotati che fanno rete sui social abbandonati da tutti

22 Dic 2017 16:50 - di Sabrina Fantauzzi

“Quando stai in guerra, non puoi chiedere il permesso per scavare le trincee”.  Sì perché il terremoto è una guerra senza bombe. Ma  produce  la stessa distruzione materiale e spirituale. La frase è di Paolo Trancassini, sindaco di Leonessa, uno dei Comuni del reatino colpiti dal sisma del 2016. Paolo Trancassini è uno di quelli che, lontano dai clamori e dalle tv, lontano dagli appetiti elettorali, macina per davvero. E in silenzio cerca di risolvere i problemi della sua gente. Ha personalmente ingaggiato una guerra contro la burocrazia, termine edulcorato per indicare la statualizzazione  del Pd nella gestione del post terremoto.  Questa guerra lui la sta vincendo attraverso ‘piccole’ conquiste quotidiane.  Per questo dice “quando si sta in guerra non puoi chiedere il permesso per scavare le trincee”. Il senso pratico, amministrativo di questa frase è: se il sindaco del Comune distrutto deve trovare soluzioni subito, non può aspettare che l’autorizzazione passi la filiera  Governo- commissario per il terremoto-Protezione Civile- Regione-ufficio per la ricostruzione-sindaci, in un rimpallo di decisioni e firme che impiegano mesi e mesi ad arrivare.

Una di queste battaglie è stata la ricostruzione della scuola di Leonessa: “Noi in sette giorni- ha detto- siamo riusciti ad appaltare il progetto e fare quello che loro (la burocrazia ndr) non sono riusciti a fare in un anno e mezzo. E i miei ragazzi (gli studenti di Leonessa ndr)- aggiunge – finiranno l’anno scolastico nella nuova struttura”.

A farne le spese, non è soltanto la popolazione – che vive nella disperazione del lutto e dell’abbandono- ma anche le finanze pubbliche: “I costi a metro quadro della gestione emergenziale – rivela Trancassini – sono molto più alti dei costi a metro quadro della futura ricostruzione. Le casette le devi mettere nel primo inverno e non nel terzo inverno, molte Sae non potranno essere neppure consegnate quest’anno ma nell’inverno del 2018. Con i  soldi che stanno spendendo oggi per l’emergenza  avrebbero dato case al triplo della popolazione ora sistemata nelle casette”. E la tv, almeno, vi dà una mano? “Lasciamo stare…Stacchiamo la spina su questo argomento. Stiamo pensando a un palinsesto tutto nostro tramite Facebook. Ora si può…”.

La tv abbandona i terremotati

Quello che sta vivendo infatti il popolo del cratere difficilmente si può capire dalle tv,  spesso impegnate più che altro a seguire le varie autorità, Gentiloni e Zingaretti in testa, a tagliare nastri di centri commerciali che hanno la stessa attrattività di cattedrali nel deserto (di neve…).

A parlare per davvero del terremoto ci sono loro, i terremotati che solo grazie ai social, Facebook in primis, riescono a far vedere le condizioni nelle quali sono costretti a vivere, anzi sopravvivere.  Vedere i video di questi concittadini, e ascoltare contemporaneamente  le parole del ministro dei rapporto con il Parlamento Angela Finocchiaro che,  in question time alla Camera l’altro giorno ha raccontato la ‘sua’ versione della presenza dello Stato è un esempio  di schizofrenia pura.

Le casette consegnate ma non finite

Ha detto il ministro: “Rilevo che tali abitazioni sono state progettate in modo da risultare idonee a tutte le zone climatiche italiane”(http://webtv.camera.it/archivio?legislatura=17&seduta=901&intervento=457871ma mentre proferiva queste parole,  alcuni  cittadini di Terracino restituivano le chiave delle casette appena consegnate loro dallo Stato in pompa magna. Il perché  lo ha spiegato  Agnese Baiocchi sulla sua bacheca: “Ecco alcuni problemi: sono senza acqua, luce, gas i cui contratti già sono stati fatti da qualche tempo. Per la maggior parte degli abitanti ( 8 su 11) c’è stato addirittura uno scambio di casetta. Fuori le casette sono invivibili con ferri che spuntano ai loro lati e mucchi di terra buttata qua e là…. mentre dentro non sono finite di essere arredate. Infatti c’è la presenza di zaini degli operai con attrezzi in giro per la casa, sacchi di cemento e taniche di non si sa cosa dappertutto; chiodi che spuntano dal pavimento dei portici e travi lungo il marciapiede. E secondo loro oggi era giorno di consegna ?!”.  

Nelle Marche solo operazioni taglianastri

Sindrome da inaugurazione nel Lazio come nelle Marche. Sul blog di Luca Craia L’ape Ronza (laperonza.org) lo scherno diventa rabbia: “Passerà alla storia, il terremoto del 2016, ma non per le vittime, i danni, i problemi, le lungaggini, la burocrazia che dà il peggio di sé, la politica che le vuole sfilare la prima posizione, le città desertificate, i territori svuotati, la gente deportata, le persone depresse, l’incremento della mortalità nei terremotati, le aziende in difficoltà, le casette che si sfasciano, i boiler che scoppiano, le strade chiuse, gli impianti chiusi, le iniziative inutili e supercelebrate come Risorgimarche, la stampa serva, le stupidaggini dette e ripetute. Passerà alla storia per le inaugurazioni”.  Sì perché nelle Marche, l’assessore Angelo Sciapichetti e il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli si danno molto da fare nell’operazione taglianastri. S’inaugura di tutto, dice Luca Craia: “le SAE che vengono consegnate, anche una alla volta, i centri commerciali, le chiese, le mostre. Ieri ha inaugurato, udite udite, un nuovo capannone per il trattamento delle macerie dentro il perimetro della Cosmari, capannone pagato dalla Regione che poi pagherà la Cosmari per il servizio svolto”. Intanto arrivano le festività. La neve da quelle parti non manca. Sarà utile per farci l’acqua e lavare i piatti del cenone di Natale.

Commenti

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  • savino 30 Dicembre 2017

    sono dei banditi promettono e ci fottono gira gira i farabutti cambiano nome ma sono sempre loro sono tutti da bruciare se non inquinassero ma bruciamoli uguamente