Il pg chiede due anni e mezzo per Marino al processo d’Appello sugli scontrini

5 Dic 2017 15:29 - di Redazione

“Voglio affermare con grande chiarezza che mai nella mia vita e nelle funzioni di sindaco ho utilizzato denaro pubblico per motivi personali“. Così l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino in una dichiarazione spontanea davanti alla Corte nel corso del processo d’Appello a suo carico per la vicenda degli scontrini e della onlus che si è aperto oggi.

Marino era stato assolto in primo grado dalle accuse di peculato, truffa e falso ma la Procura aveva impugnato la sentenza, restando convinta di un uso della carta credito a fini personali da parte dell’ex sindaco: Marino parlando in aula ha detto di aver donato nel 2014 diecimila euro del proprio salario alla città di Roma e di non aver chiesto rimborsi al Campidoglio portando ad esempio gli incontri con il presidente della Roma James Pallotta e con il sindaco di New York Bill De Blasio quando cancellò una vacanza privata negli Stati Uniti trasformandola in incontri di lavoro. Marino ha ricordato anche che “spontaneamente mi presentai in procura e offrii – ha detto – a chi indagava le chiavi della mia agenda elettronica”.

L’ex sindaco ha spiegato anche di aver rinunciato al suo stipendio di senatore ancora prima della sua elezione a sindaco lasciando oltre 80mila euro nelle casse pubbliche. “Se sono ladro sono un ladro scemo e incapace di intendere e di volere“, ha concluso.

A essere contestate erano 56 cene tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015, per complessivi 12.700 euro pagati con la carta di credito in dotazione all’allora primo cittadino ma consumate, secondo gli inquirenti, “generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell’ente”. Quanto alla onlus “Immagine”, della quale Marino fu presidente, l’ipotesi – anche questa scartata dai giudici – era che fosse stata truffata l’Inps.

Il pg Vincenzo Saveriano ha chiesto per Ignazio Marino la condanna a due anni e mezzo per le accuse di peculato e falso in relazione al ‘caso scontrini’ e la conferma dell’assoluzione per l’accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine.

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