Gasparri: «Altero era un militante, non un uomo della casta»

21 Dic 2017 17:13 - di Redazione

Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’intervento tenuto da Maurizio Gasparri alla commemorazione di Altero Matteoli che si è svolta oggi nell’Aula del Senato

Signor Presidente, martedì con grande difficoltà e fatica ho dovuto, quando ero di turno alla Presidenza dell’Assemblea, dare l’annuncio di una notizia che tutti ha colto in maniera improvvisa e dolorosa, non solo chi come me ed altri ha condiviso con Altero decenni – perché di questo si tratta – di vita comune, ma direi più vastamente la comunità politica, il mondo delle istituzioni, come l’abbiamo visto anche in queste ore, a salutarlo con affetto i familiari, i figli e Ginevra (che Altero ha conosciuto in Parlamento, perché Ginevra era una giornalista parlamentare, quindi anche questo legame è nato nella pratica e nella frequentazione dei luoghi della democrazia e delle istituzioni).

Altero Matteoli, secondo alcuni stereotipi sarebbe, come me e come altri, un professionista della politica. Colgo questa occasione per respingere questa definizione, perché secondo me è vero il contrario: sono dei professionisti della politica quelli che a un certo punto della vita lasciano un’altra attività e vanno a fare il candidato momentaneo. Altero Matteoli è stato un militante politico, come tanti altri di noi lo sono in quest’Aula e rivendicano con orgoglio questa definizione della militanza, dell’appartenenza ad uno schieramento, della testimonianza delle idee; una cosa che oggi non so se sia intesa come lo era un tempo.

Altero non amava la retorica; lo avete conosciuto, la sua sobrietà e la sua concretezza ci impongono di evitare discorsi di maniera, ma cerco invece di dare spazio a poche considerazioni sentite. Altero è stato un uomo d’azione, nei nostri partiti, nella realtà del centrodestra, si è sempre occupato di organizzazione, di trovare intese, di preparare elezioni; delle cose concrete della politica, perché poi tutti parlano ma ci vuole qualcuno che organizzi gli strumenti per rappresentare le idee. Tuttavia, questa sua forte attitudine, mostrata poi anche nei governi, alle Infrastrutture e all’Ambiente, lo ha sempre visto impegnato nel gestire, anche a volte tra le polemiche, ma sempre con il rispetto di tutti e senza rinunciare alle sue idee, cose concrete ed operative. Ma è stato anche un uomo di pensiero, quindi un po’ pensiero e un po’ azione, una dicotomia che ci porta al Risorgimento, cui anche tanti segni di quest’Aula ci richiamano. Riviste, fondazioni, convegni, dibattiti: Altero non è stato solo un infaticabile organizzatore, ma anche un promotore di pensiero capace di ascolto e di affermazioni, e anche nelle ultime settimane con la sua fondazione, oltre con l’azione politica in Forza Italia, ha promosso incontri e convegni per tenere unite le fila di una coalizione (e tutti sappiamo, nei rispettivi ambiti, quanto sia difficile e quanto sia faticoso).

Altero ha anche tenuto una linea coerente. A me è capitato di condividere questo percorso. Siamo venuti da una destra politica di cui siamo orgogliosi, quella del Movimento Sociale Italiano, la svolta di Fiuggi, Alleanza Nazionale, il Popolo della Libertà (un grande schieramento, che poi si è frantumato), e – oggi – Forza Italia e Berlusconi, per ripercorrere un tentativo di unità del centrodestra. Quindi, c’è un filo in questo percorso, per creare un’Italia in cui dei grandi schieramenti – oggi, ahimé, tutti con le loro fatiche – si possano democraticamente confrontare e contendersi pacificamente il governo del Paese. Anche in questi giorni, Altero ha testimoniato questa scelta.

Colleghi, Altero Matteoli è stato l’unico ministro in tutti i governi guidati da Silvio Berlusconi (quello del 1994 e gli altri), non perché scalpitasse dietro delle poltrone, ma perché la sua affidabilità e solidità evidentemente lo avevano visto sempre accanto al nostro leader del centrodestra in posizioni di primo piano sia nel partito e nella coalizione, che nei governi.

Oggi c’è stata la presenza non solo del presidente Gentiloni, di Matteo Renzi, del sottosegretario Boschi e di altri ministri, ma anche di Presidenti di Regione, come Roberto Maroni, Giovanni Toti e Nello Musumeci, e i colleghi del Senato. Alcuni come Maroni, che ha condiviso anni di governo con Altero, li abbiamo visti testimoniare con sincera partecipazione e vero cordoglio.

Avviandomi a concludere, voglio sottolineare che, come sappiamo tutti, Altero ha vissuto anche qualche amarezza negli ultimi mesi. La sua reputazione non ne ha risentito. Non voglio qui aprire polemiche su altre questioni, ma solo ricordare che egli ha vissuto con compostezza vicende anche amare e che i colleghi, di qualsiasi schieramento e anche quelli più antagonisti, gli hanno portato grande rispetto. Matteoli è stato rieletto a metà legislatura Presidente di Commissione, nonostante il suo Gruppo fosse in minoranza, all’opposizione. Per la stima alla persona e non per sotterfugi parlamentari, i colleghi di altri schieramenti hanno ritenuto che la sua esperienza sarebbe stata più utile di un cambio in corsa, che pure sarebbe stato legittimo, come cosa che la politica – tutti lo sanno bene – può comportare.

Concludo dicendo che, in suo ricordo, si potrebbe dire che l’esperienza e la saggezza che tutti hanno lodato – mi rivolgo anche ai colleghi più giovani – contano più della foga “rottamatrice”: rottamiamo, sfasciamo, ricambiamo. Per carità, il ricambio fa parte della vita e della politica, ma l’esperienza e la saggezza, in epoche di frammentazione, sono risorse fondamentali che Altero ha regalato a tutti noi. A volte, una sentenza e una decisione ingiusta contano meno della reputazione che ha accompagnato Altero fino all’ultimo momento.

Non voglio cedere alla commozione, ma ringrazio tutti coloro che gli stanno rendendo onore. C’è chi, come me, ha avuto la possibilità di condividere decenni con lui. Non so neanche quando ci siamo conosciuti. Essendo dei militanti di generazioni diverse ci siamo incontrati a un certo punto della nostra vita e abbiamo condiviso fino all’ultimo momento. Ricordo l’ultima telefonata di lunedì scorso, durante la quale abbiamo parlato delle cose correnti. Voglio dire a chi ci considera una casta che Matteoli è morto da solo, guidando la sua macchina, come un militante, non come un uomo della casta.

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