Fratelli d’Italia, guardare al futuro dopo la tappa del congresso di Trieste

7 Dic 2017 18:24 - di Carlo Ciccioli

Archiviato con grande soddisfazione il successo del Congresso nazionale di Trieste, un’altra tappa importante nel percorso del nuovo Partito, che ha visto il ritorno alla casa madre di centinaia di dirigenti e quadri intermedi della Destra di tutta Italia, già dispersi e demotivati (persone che non si vedevano più dallo scioglimento prima di Alleanza Nazionale e poi del PDL), sono state risvegliati gli entusiasmi della base e dei singoli elettori ed è stato lanciato un messaggio di ripartenza per tutto un mondo che aveva perso i riferimenti. E’ venuto ora il momento di proiettarsi immediatamente nel futuro prossimo.

Innanzitutto, anche se ancora un piccolo partito, pesato dai sondaggisti intorno al 5/6 %, dobbiamo pensare come se fossimo grandi protagonisti della scena politica italiana: non solo valore aggiunto della coalizione, ma movimento politico trainante dell’alleanza. Grazie all’intelligente posizionamento di cerniera tra Forza Italia, che continua ad essere un movimento confuso e onnivoro che si riconosce solo nella centralità della figura di Berlusconi, ed una Lega radicalizzata su temi estremi e troppo schiacciata sulla tentazione autonomista delle regioni del Nord, quindi non appetibile per tutti gli italiani, Fratelli d’Italia rappresenta una posizione organica sia dal punto di vista della rappresentanza di tutto il territorio nazionale, da nord a sud, sia dal punto di vista delle proposte che rappresentano una soluzione ai problemi dell’Italia, di tutte le fasce sociali ed economiche, dei cittadini della provincia e delle grandi città, dei centri storici e delle periferie. Siamo l’Italia, siamo i Patrioti, senza chiusure guardiamo all’Europa, ma una Europa nostra e non matrigna per il nostro Paese.

Cominciamo dai temi internazionali: la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea e indubbiamente il Continente è monco, anche se ha perso una Nazione che è sempre stata periferica rispetto al resto d’Europa. Ma l’Europa ricomincerà ad avere un peso vincente solo se andrà “dall’Atlantico agli Urali”, quindi la Russia deve entrare nell’Unione Europea, quell’Unione che ancora oggi mantiene le sanzioni volute contro quel popolo dai poteri forti di Washington con la Presidenza Obama. Manifestiamo per questo: le sanzioni devono essere subito ritirate, la Russia deve entrare nell’economia organica dell’Unione, essere da subito associata politicamente, perché è un grande mercato, un Paese produttore di materie prime, a cominciare dal petrolio, che allenterebbe la morsa del ricatto energetico arabo, differenziando gli approvigionamenti e il potere delle grandi Società petrolifere egemonizzate da francesi, inglesi e americani. Berlusconi che intelligentemente aveva capito che bisognava guardare ad est e al gasdotto proveniente dal Caucaso, è stato fatto cadere proprio per questo e non per le “feste eleganti” di Arcore, la drammatizzazione a cui si sono prestati giudici almeno ideologicamente corrotti. Dobbiamo guardare inoltre ai Paesi arabi laici a cominciare da Siria ed Egitto, e non marginalizzarli, perché sono i guardiani del fondamentalismo islamico. Rapporti ottimi con gli Stati Uniti d’America, soprattutto quella di Trump, ma con esigenze ed interessi molto differenziati dall’Europa. Senza perdere di vista che esistono altre aree con le quali si dovrà fare i conti nei prossimi decenni e che saranno protagoniste, in particolare la Cina e l’America Latina che oggi sono distanti, ma che domani avranno un ruolo forte negli equilibri del mondo, non solo economicamente, ma come Paesi chiave per il peso demografico e della produzione industriale.

L’altro aspetto su cui pronunciarsi è la politica economica di cui dobbiamo proporre un nuovo modello suggestivo per il futuro. La Destra ha sempre delegato agli economisti liberali il proprio pensiero. Fatto salvo che l’economia di mercato e l’iniziativa privata sono capisaldi irrinunciabili del benessere economico e che tutte le ricette socialiste e comuniste hanno sempre prodotto miseria e degrado sociale, dobbiamo però rilanciare un concetto espresso da Giulio Tremonti, che non è stato mai tradotto in atti concreti: l’Economia Sociale di Mercato, cioè la necessità di difendere il libero mercato, ma anche il lavoro, che con l’automazione e l’informatizzazione tende a scomparire, e quindi a lasciar fuori dalla possibilità di accedere ad un reddito dignitoso milioni di persone, e a mantenere l’industria manifatturiera a livelli accettabili. La decrescita felice, la deindustrializzazione e il reddito di cittadinanza, ricette del pensiero della sinistra e dei 5 Stelle, sono bufale sociali e psichiche.

Il lavoro è anche strumento di salute mentale e regola della quotidianità (alzarsi, avere degli orari, avere un compito ed avere uno stipendio e delle gratificazioni); dove non c’è lavoro c’è disagio psichico, sofferenza ed esposizione a sostanze psicotrope per riempire il vuoto esistenziale, dall’alcool ad ogni genere di droga, come in tutte le periferie degradate. Va quindi ripensata la rete sociale e la struttura delle attività produttive e soprattutto l’area del terzo settore; va riconsiderata l’agricoltura come settore primario che assorbe occupazione qualificata e non solo macchine agricole; i servizi possono diversificarsi in specializzazioni competitive di settore; la cultura, l’arte, e la ricerca possono diventare comparti guida di tutta l’economia, dove l’Europa, e soprattutto l’Italia, possono riconquistare la leadership perduta negli ultimi decenni nel mondo. L’Italia come laboratorio di pensiero economico nel secolo delle nuove tecnologie e dei nuovi saperi.

Dobbiamo poi far decollare una proposta culturale ricca e profonda, che possa conquistare e rendere “nostre” alcune aree, anche se ora minoritarie, delle Università, dello spettacolo, dell’editoria, dell’informazione, del dibattito intellettuale. Benché non si espongano oggi, perché è troppo pericoloso per il lavoro e la carriera, ci sono professori universitari, cantanti, artisti, intellettuali, editori, giornalisti che non aderiscono al pensiero unico conformista. Sono tutti cani sciolti, individui liberi, ma senza un minimo di collegamento. Fratelli d’Italia deve offrirgli un riferimento ed una protezione, deve costituire un’area riconoscibile che possa avere accesso ad eventi, spazi di lavoro e luoghi di confronto. Tra qualche mese il centrodestra sarà al Governo con i suoi uomini o, male che vada, condizionerà qualsiasi governo e il nuovo Consiglio di Amministrazione della RAI: non dobbiamo solo sistemare qualcuno, ma sviluppare un Piano Strategico affinché la Destra abbia diritto di cittadinanza in quel mondo. Inoltre l’ISTAT ci dice oggi che in Italia ben 18 milioni di persone sono in stato di povertà o a rischio di povertà, cioè un italiano su tre; molti milioni di questi sono sostenuti dalle pensioni o da rendite di anziani, che tra qualche anno scompariranno, lasciando giovani e persone di mezza età senza alcuna garanzia economica. Dobbiamo pensare a un grande Piano di borse lavoro per lavori socialmente utili a coloro che rimangono senza alcuna occupazione. Dobbiamo far scomparire assegni di disoccupazione, casse integrazioni, assegni di mobilità e assistenzialismo sostituendoli con progetti di lavoro di servizio civile a basso salario utili per tutta la comunità nazionale, nei servizi pubblici, nella manutenzione del territorio, nei beni culturali, nelle attività sociali. Dobbiamo far sentire tutti gli italiani a pieno titolo parte della comunità nazionale. Infine dobbiamo lanciare un grande Piano nazionale per le nascite, un forte impulso alla natalità, in contrapposizione al criminale progetto di sostituzione degli italiani con gli immigrati degli altri continenti. Come in Germania, dove le coppie che fanno i figli possono contare fino alla maggiore età nel totale sostegno dello Stato per far crescere i ragazzi, farli studiare e avviarli all’occupazione. E’ il grande ruolo sociale dello Stato nel pensare alle generazioni del futuro. Se lo fa la Germania, che sta in Europa come noi, perchè non può farlo l’Italia? E’ un sogno? Siamo troppo avanti con il programma? Dobbiamo crederci e trasformare Fratelli d’Italia da una intuizione e un Movimento politico in un grande sogno da realizzare. Trieste, simbolo dell’italianità, è stata importante proprio per questo.

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