Elezioni, conto alla rovescia al via: giovedì lo scioglimento delle Camere

26 Dic 2017 12:00 - di Bianca Conte

Giorni contati per i lavori di Camera e Senato della tormentata legislatura iniziata con le elezioni del febbraio 2013: l’attività parlamentare si è di fatto conclusa con l’approvazione della legge di Bilancio, con buona pace degli indefessi sostenitori della legge sullo ius soli che sperano in un disperato recupero in zona Cesarini del provvedimento. Nell’agenda parlamentare, però, al momento è fissato in calendario solo l’appuntamento di Gentiloni di giovedì 28 mattina, quando il premier in carica incontrerà la stampa accreditata per la tradizionale conferenza di fine anno in cui è previsto che annunci lo scioglimento delle Camere. Sarà quello l’atto conclusivo perché, come riporta tra gli altri l’edizione online del Corriere della sera in queste ore, «nel pomeriggio il presidente della Repubblica porrà fine alla XVII legislatura».

Elezioni, giovedì lo scioglimento delle Camere

Un 2017 iniziato con il governo di Paolo Gentiloni insediatosi alla fine del 2016 dopo la crisi di quello presieduto da Matteo Renzi, salito nel 2014 al Colle capitanato dal presidente Napolitano e sceso da lì direttamente a Palazzo Chigi, senza passare per le urne. Come lui, anche Paolo Gentiloni, che ha ricevuto la campanella e il passaggio delle consegne direttamente dal premier toscano dimissionario dopo la debàcle referendaria, e così a sua volta arrivato dal Quirinale per investitura diretta concessa dal predecessore uscente, senza sottoporsi all’esame elettorale, e accompagnato dall’interrogativo circa le reali possibilità che quell’esecutivo nato da un rimescolamento di carte potesse arrivare al termine della legislatura. Traguardo raggiunto, anche se il Parlamento verrà sciolto con qualche settimana d’anticipo per ragioni tecniche il prossimo giovedì. Solo ad ottobre, infatti, è stata approvata una nuova legge elettorale in grado di omogeneizzare i sistemi di Camera e Senato. Condizione posta con insistenza dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per poter consentire lo svolgimento di elezioni in grado di consegnare un risultato almeno conforme tra i due rami del Parlamento. «Un medico chiamato ad operare in una situazione di emergenza», si è definito allora il premier uscente rispondendo a Bruno Vespa nel suo ultimo libro Soli al comando. E certo si è trattato di un anno non privo di momenti di tensione e di cambiamenti politici, di insuccessi e di duri scontri parlamentari, destinati a mutare equilibri e schieramenti. Equilibri e schieramenti che ora spetterà agli elettori nei prossimi mesi ridefinire e approvare.

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