Dell’Utri, il Pg chiede la sospensione di pena per il senatore condannato a 7 anni

22 Dic 2017 19:31 - di Paolo Lami

La Procura generale di Caltanissetta ha chiesto la sospensione della pena per l’ex-senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, detenuto nel carcere romano di Rebibbia dove sta scontando una condanna definitiva a sette anni per concorso in associazione mafiosa.
L’istanza è stata presentata dal Procuratore Generale nel corso del giudizio di revisione avviato, su richiesta della difesa dello stesso DellUtri, davanti alla Corte d’appello nissena, in seguito alla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che ha dichiarato illegittima la condanna inflitta, per lo stesso reato, all’ex-numero due del Sisde Bruno Contrada in quanto il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non ha rappresentato, fino al 1994, secondo la Corte Europea, una fattispecie criminosa chiara.

«Il reato in questione – scrisse la Corte Europea – è stato il risultato di una evoluzione giurisprudenziale iniziata verso la fine degli anni ottanta del secolo scorso e consolidatasi nel 1994 con la sentenza Demitry. Perciò, all’epoca in cui sono stati commessi i fatti» di cui era accusato Contrada «il reato in questione non era sufficientemente chiaro e prevedibile» per l’ex-dirigente del Sisde che, secondo l’organismo europeo, «non poteva dunque conoscere nella fattispecie la pena in cui incorreva per la responsabilità penale derivante dagli atti da lui compiuti».

Il 7 dicembre scorso il Tribunale di Sorveglianza di Roma, chiamato ad esprimersi sulla richiesta, presentata dai difensori del senatore, di incompatibilità del carcere con le gravi condizioni di salute di Dell’Utri, aveva sentenziato che poteva rimanere tranquillamente in carcere in quanto «la terapia può essere effettuata in costanza di detenzione sia in regime ambulatoriale che di ricovero ospedaliero» aggiungendo che «sulla scorta del quadro clinico complessivo i periti hanno concluso per la compatibilità con il carcere non emergendo criticità o urgenze tali da rendere necessario il ricorso a cure o trattamenti non attuabili in regime di detenzione ordinari».
Ora arriva la richiesta del Pg generale di Caltanissetta.

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