Addio a Matteoli, un politico coerente nel quale tutti avevano fiducia

18 Dic 2017 17:13 - di Antonio Pannullo

La morte improvvisa di Altero Matteoli colpisce profondamente tutta una comunità: perché lui è stato più volte ministro della Repubblica, e così lo ricordano i grandi giornali, ma lui era molto di più, perché era uno di quelli che avevano attraversato il deserto per arrivare al governo di questo Paese. Sì, era uno di quelli della parte sbagliata, un missino, per giunta nella rossissima Toscana, e nella provincia di Livorno. Ma non si era mai arreso, era sempre andato avanti con le sue idee in un ambiente difficile, coi suoi modi riservati, ma non cedendo mai di un passo a compromessi.

La scuola d’altra parte l’aveva avuta ottima: era cresciuto politicamente con il pisano Beppe Niccolai, forse uno dei più intelligenti politici della fiamma missina, ma poi aveva perseguito una sua strada individuale che l’aveva portato agli incarichi di massima responsabilità che ha ricoperto nel corso dei decenni. Già, dei decenni, perché Altero era quello che si definisce un politico di lungo corso: eletto parlamentare per la prima volta nel 1983, ha partecipato da protagonista a ben nove legislature, tra Camera e Senato, dove sedeva oggi come apprezzato presidente della commissione permanente Lavori pubblici e Trasporti. E ci è particolarmente caro, Altero, perché fu in quella storica, sparuta, pattuglia dei ministri di Alleanza nazionale che nel 1994 per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana, rappresentarono la destra nel governo: fu ministro dell’Ambiente del I governo Berlusconi nel 1994, e poi tornò a ricoprire la stessa carica dal 2001 al 2006, nel secondo e terzo governo Berlusconi. Pur essendo di idee ben precise, tuttavia Matteoli mantenne sempre un profilo equilibrato e moderato. Ha goduto sempre della fiducia incondizionata dei segretari del Msi e di An, a cominciare da Giorgio Almirante, perché si sapeva che dalla sua bocca non sarebbe mai uscita una parola di troppo.

Dal 2006 al 2011 è stato votatissimo sindaco di Orbetello, ma già negli anni precedenti aveva fatto la sua palestra nei comuni toscani più progressisti, ma sempre con la bandiera del Movimento Sociale Italiano: dalla “sua” Cecina, a Castelnuovo di Garfagnana, a Livorno per ben quattro legislature; per questo dal 1983 al 1994 fu segretario regionale del Msi in Toscana. Si diceva della sua “toscanità”, regione nella quale è nato e nella quale gli è capitato anche di terminare la sua bella esistenza: qualsiasi incarico avesse, quasiasi ruolo svolgesse, Matteoli come pochi altri si è battuto per la sua regione, sia che si trattasse di istituire un ente per la valorizzazione del litorale pisano, sia  che si trattasse di distaccare una sede della Corte d’Appello a Pisa, sia di istituire un consorzio di comuni della Garfagnana; oltre a piccoli e grandi problemi regionali da lui evidenziati in interrogazioni e interpellanze. Ma fu protagonista anche della commissione d’inchiesta sulla mafia, per la quale aveva scritto una brillante e innovativa relazione sulla collusione tra mafia e politica.

Ci piace ricordare, perché era una cosa a cui teneva molto, la sua proposta di legge che obbligava le Ferrovie a istituire un servizio di assistenza sanitaria sui treni a lunga percorrenza. Tutti, si diceva, avevano cieca fiducia il lui: tanto che lo stesso Berlusconi aveva voluto lui per l’incarico di coordinatore del tavolo in cui si sarebbero decise le candidature regionali per Forza Italia, che avrebbe dovuto riunirsi proprio mercoledì. Altero Matteoli era sposato, aveva due figli e, ovviamente, viveva in Toscana, in provincia di Pisa. Le contestazioni ideologiche e faziose che ricevette dai soliti ambientalisti duante i suoi mandati ministeriali sono state completamente oscurate non solo dal suo lavoro fattivo ma anche della laurea honoris causa in Ingegneria per la tutela dell’ambiente che nel 2006 gli conferì l’università di Perugia per la costituzione del Centro di Ricerca sulle Biomasse, del Centro di Ricerca per la Metereologia e i cambiamenti climatici, e della Scuola superiore del Territorio, Ambiente e Management.

Anche come ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal 2008 al 2011, dette il via a importanti progetti: a lui si deve l’accordo per il collegamento veloce Torino-Lione, la Tav, opera civile inspiegabilmente contestata da demagoghi violenti, il Piano Casa, per la costruzione di centomila alloggi. Nel novembre 2013 aderì a Forza Italia, come molti altri missini, diventandone, pochi mesi dopo membro del consiglio di presidenza. Gli attacchi, ingiustificati e pretestuosi, che subì in questi anni per motivi bassamente politici, lo amareggiavano ma lui non lo diede mai a vedere. Le sue convinzioni e la coscienza del suo retto operare lo hanno fatto elevare al di sopra delle varie macchine del fango azionate dai soliti antifascisti in servizio permanente effettivo. Altero, come sempre, se ne fregava delle calunnie. Alla moglie a i figli e alla famiglia tutta vadano le più sincere e commosse condoglianze della redazione e della direzione del Secolo d’Italia, quotidiano a cui Matteoli collaborò in diverse circostanze.

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