Una spia al ministero dell’Economia. Era la consulente “fidata” di Letta e Renzi

22 Nov 2017 17:45 - di Alessandra Danieli

L’inchiesta è destinata a scatenare un putiferio politico. Una consultente del ministero dell’Economia, all’epoca dei governi Monti,  Letta e Renzi, dal 2013 al 2015 vendeva i contenuti riservati delle discussioni sulle normative fiscali discusse da Palazzo Chigi, in cambio di un compenso di almeno 220.000 euro. Spionaggio e rivelazione di segreti d’ufficio (questa una delle accuse dei magistrati alla professionista). Le informazioni riservate, come riporta il Corriere,  venivano rivelate «in diretta» al colosso della consulenza legale tributaria Ernst & Young. Lei è Susanna Masi, ex professionista del gruppo entrata a fine 2012 (governo Monti) nella segreteria tecnica del sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, poi consigliere in materia fiscale nel governo Letta, con l’allora ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, e nel governo Renzi, con il ministro Pier Carlo Padoan ancora in carica. Infine venne nominata nel giugno 2015 tra i 5 consiglieri di amministrazione di Equitalia spa.

L’accusa al consultente del ministero dell’Ecomomia

I pm milanesi Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, grazie a intecettazioni e scambi di mail, accusano Ernst & Young , e il suo senior partner e rappresentante italiano Marco Ragusa, di «corruzione» Masi, alla quale contestano anche l’ipotesi di «rivelazione di segreto d’ufficio» e il reato di «false attestazioni sulle qualità personali» per non aver dichiarato il proprio conflitto di interessi. Da un lato, infatti, la consulente del ministero dell’Economia avrebbe «fornito a Ernst & Young notizie riservate possedute grazie al suo ruolo istituzionale», consentendo alla società di poter offrire ai grossi clienti (specie banche) servizi di ottimizzazione fiscale, dall’altro si sarebbe «resa disponibile a proporre modifiche, a vantaggio di Ernst & Young e dei suoi clienti. L’aver continuato a ricevere denaro da Ernst & Young, anche dopo l’incarico dall’1 agosto 2013 di consigliere del ministro, comporta la terza accusa di «false dichiarazioni sulle qualità personali», per «aver attestato» nell’apposita dichiarazione «di non trovarsi in conflitto di interessi, neppure potenziale».

Le conclusioni dei pm dopo tre anni

L’indagine inedita, giunta all’«avviso di conclusione», finora non era mai trapelata. È il frutto del lavoro di quasi tre anni del pm, Roberto Pellicano, a sua volta poi passato da Milano a Cremona. I due attuali pm – racconta sempre il Corriere – hanno quindi tirato le conclusioni, insieme al procuratore aggiunto Giulia Perrotti, del materiale acquisito all’epoca da un terminale «periferico» della Guardia di finanza di Busto Arsizio, in un filone dell’inchiesta sul consulente di maxievasori fiscali Filippo Dollfus.

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