Terrorismo, l’allarme di Minniti: «Rischio foreign fighters tra i migranti»

23 Nov 2017 17:45 - di Redazione

Terrorismo dell’Isis, è di nuovo allarme. I foreign fighters, sconfitti sul piano militare, potrebbero utilizzare i flussi migratori dal Nord Africa verso l’Europa e in particolare verso l’Italia per alimentare  la loro minaccia terroristica nei confronti del mondo occidentale. «Il rischio è reale», avverte il ministro dell’Interno Marco Minniti,  intervenendo nell’Aula di Montecitorio al seminario su difesa e sicurezza organizzato dall’Assemblea Parlamentare della Nato.

«Se lo scorso anno qualcuno mi avesse chiesto se era possibile che una minaccia organizzata di Daesh poteva utilizzare i flussi migratori per minacciare l’Europa, avrei risposto di no: perché è del tutto evidente che un’organizzazione nella pienezza della sua attività non mette a rischio un assetto “nobile”, come quello terroristico, dentro un flusso incontrollato e non governabile come quello dei migranti – premette il titolare del  Viminale – Ma nel momento in cui si tratta di una fuga individuale, di una diaspora, il rischio che questi singoli
soggetti possano unirsi per mimetizzarsi ai flussi migratori diventa un rischio reale».

Spiega il ministro dell’Interno: «Il ritorno dei foreign fighters non avverrà in modo ordinato: non siamo di fronte a una ritirata strategica di Daesh ma siamo di fronte a una rotta, a una fuga dal teatro operativo; e nel momento in cui diventa una diaspora di carattere individuale, dobbiamo guardare le possibili rotte di un  ritorno verso l’Europa e verso il nord Africa».

Minniti, richiama l’attenzione sul fatto che «in parte sono morti, ma in parte  stanno tornando a casa e questo ritorno a casa costituisce una minaccia da non sottovalutare».

Dunque, «dobbiamo guardare con grande attenzione a due grandi questioni: il tema della Libia e del suo confine sud che diventa sempre più il confine sud di tutta l’Europa, non solo sul terreno del contrasto ai trafficanti di esseri umani ma anche sul terreno molto  importante del contrasto al terrorismo internazionale; la rotta dei Balcani dove si sono già manifestate esperienze di radicalizzazione».  Si tratta di «un imperativo categorico per l’Europa, per la Nato e per l’intera comunità internazionale».

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