Nuova indagine del Vaticano sui rapporti gay nel collegio dei chierichetti

18 Nov 2017 20:03 - di Paolo Lami

I precedenti accertamenti svolti dal Vaticano non avevano portato prove. Ma ora, sulla base delle nuove rivelazioni contenute nel libro del giornalista Gianluigi Nuzzi, “Peccato originale” e nelle inchieste delle trasmissione tv “Le Iene”, la Santa Sede apre un nuovo filone di indagini sul preseminario San Pio X, il collegio situato a palazzo San Carlo, dentro le mura leonine, dove alloggiano i cosiddetti “chierichetti” del Papa e sulle rivelazioni di rapporti omosessuali tra i ragazzi ospiti fatte a Nuzzi dall’ex-chierichetto polacco Kamil Tadeusz Jarzembowski. E i primi accertamenti ribaltano le conclusioni a cui erano giunte le indagini precedenti aprendo scenari vergognosi sui casi di molestie sessuali fra i “chierichetti” del Papa.

«Ho visto il mio compagno di stanza abusato da un altro seminarista che in quel momento era già entrato dentro il percorso specifico che lo portava verso il sacerdozio», aveva raccontato l’ex-chierichetto Jarzembowski prima a Nuzzi e poi ai giornalisti delle Iene aggiungendo di averne informato con una lettera il suo “padre spirituale” sulle molestie sessuali nel collegio dei chierichetti senza ottenere nulla. D’altra parte, aggiunge Jarzembowski, il seminarista gay che abusava del suo compagno di stanza «non era un normale seminarista perché godeva della massima fiducia del Rettore. Era lui che sceglieva cosa facevo io, cosa faceva il mio amico e così via» e aveva «una posizione di potere all’interno del seminario e anche della Basilica di San Pietro».

Ai racconti dell’ex-chierichetto Jarzembowski si erano, poi, aggiunti quelli dell’allora chierichetto molestato, Marco. Che alle Iene aveva aggiunto altri particolari sugli abusi dei chierichetti confermando le parole di Jarzembowski e rivelando che era stato molestato per la prima volta quando aveva 13 anni, una volta persino dietro l’altare maggiore della Basilica di San Pietro: «Durante la notte, quando non c’era più nessun superiore nei corridoi, entrava nella camera, si infilava nel letto, cominciava a toccare le parti intime…».

E ora la Sala stampa della Santa Sede ripercorre, con una nota, le prime indagini svolte sulle molestie ai chierichetti del Papa, indagini che non portarono a nulla e fa sapere che «in merito alla vicenda che vede coinvolto un ex-alunno del preseminario San Pio X, successivamente ordinato sacerdote, a seguito di alcune segnalazioni, anonime e non, a partire dal 2013 furono compiute, a più riprese, delle indagini sia da parte dei superiori del preseminario sia da parte del vescovo di Como, atteso che la comunità degli educatori appartiene alla sua diocesi»

«I fatti denunciati, – spiega la nota – che risalivano agli anni precedenti e che avrebbero coinvolto alunni coetanei tra loro, alcuni dei quali non più presenti nell’Istituto al momento degli accertamenti, non trovarono adeguata conferma». Ma, «in considerazione di nuovi elementi recentemente emersi – spiegano dalla Santa Sede – è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto».

C’è da chiedersi ora il motivo per cui le prime indagini del Vaticano sulla denuncia di Jarzembowski non portarono a nulla stante il fatto che nell’esposto-denuncia l’ex-chierichetto fece nomi e cognomi prima al suo superiore e, quindi, alla Santa Sede: «Questa comunicazione non sortì nessun effetto e cadde nel vuoto», racconta l’ex-chierichetto polacco aggiungendo che «di fronte al silenzio perdurante e all’indifferenza delle persone che ritenevo doveroso interpellare secondo una procedura legittima e naturale, decisi di rivolgermi direttamente alla Santa Sede, in particolare alla Segreteria di Stato e alla Congregazione per la dottrina della fede. Ho ricevuto una missiva di quest’ultima del settembre 2014 in cui venivo informato che il caso sarebbe passato per competenza alla Congregazione per il clero. Fino ad oggi non ho ricevuto una smentita dei fatti da me denunciati da parte degli organi della Santa Sede».

 

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