Nigeriane, le nuove schiave: «Meglio morire in mare che sopravvivere in strada»

8 Nov 2017 16:37 - di Lorenza Mariani
tratta esseri umani

Raggirate, terrorizzate, schiavizzate, costrette a prostituirsi e persino a sottoporsi a riti voodoo: sono moltissime le nigeriane (anche minorenni) vittime della povertà e della crudeltà di aguzzini spietati, che alla criminale legge dell’abuso applicano anche altre, diverse forme di violenza. Così le organizzazione criminali plagiano e schiavizzano le immigrate nigeriane per costringerle a prostituirsi: imponendole crudeltà fisiche e psicologiche. Per questo le vittime, spesso ricattate anche dalla minaccia del voodoo – (un timore a cui sono ancora molto sensibili) – in un reportage realizzato da la Repubblica, confessano: «Le mie connazionali morte nel mare? Ora sono più fortunate di noi»…

Nigeriane, le nuove schiave: «Meglio morire in mare»

Niente nuova vita; niente lavoro da badante, nessun posto da babysitter: solo la strada e una maman che recluta e protegge, che organizza traffici e affari coi clienti: la strada è l’unica prospettiva che hanno di fronte a loro; per casa una ex caserma della Stradale appunto, sulla Collatina, e come mordente la minaccia di ritorsioni contro la famiglia in caso si sgarro, fuga, denuncia. Ma, rivela una di loro intervista da Repubblica, «se guadagnamo tanto tra poco ci danno una casa, come alle altre»: e le invidiate «altre» sono quelle più richieste e fedeli; quelle che rimpinguano le casse delle organizzazioni, “ricompensate” con mini appartamenti tra il Prenestino, Torre Angela, Borgata Finocchio. Via, lontano dagli scorci della ex caserma occupata, quel miraggio di un monolocale in una delle estreme periferie romane, è l’unica prospettiva che le tiene in vita e le motiva ad andare avanti. A non augurarsi, come prospettiva migliore,  la morte in mare di chi, attirata con l’inganno di false promesse, non ce l’ha fatta ad approdare.

Ricatti, bugie, false promesse e riti voodoo

Molte di loro, oggi costrette a prostituirsi sulla Salaria come sulla Tiberina, in Italia ci sono arrivate in areo, munite di visto di soggiorno turistico e con il biglietto pagato dagli aguzzini che poi, privatele del passaporto e terrorizzate con la minaccia di ritorsioni sui familiari, le costringono a vendersi in strada. False promesse e ricatti i metodi utilizzati dalle organizzazioni che gestiscono il traffico di prostitute nigeriane, facili illusioni le bugie con cui le mama le costringono a rimanere in strada. Per questo molte di loro arrivano a dire, «meglio morire in mare, che sopravvivere in strada»…

 

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