Migranti, Forza Nuova a Venezia affigge striscioni contro il patriarca Moraglia

20 Nov 2017 11:44 - di Redazione

Nella serata di domenica i militanti di Forza Nuova hanno affisso nell’area di piazza San Marco striscioni provocatori nei confronti del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia contestando gli appelli all’accoglienza dei migranti che giungono dal Papa e dai vescovi. 

“La nostra è una critica politica nei confronti di chi ha aperto le porte dei patronati ai presunti profughi che hanno deciso nei giorni scorsi di “marciare” su Venezia dal Centro di prima accoglienza di Cona, per protestare sulle condizioni di vita e per rivendicare i famigerati documenti”, spiega Forza Nuova. “Riteniamo che gli appelli al “dovere” dell’accoglienza a tutti i costi, che, da tempo e quotidianamente, provengono dalla Chiesa guidata da Papa Bergoglio e dai responsabili delle diocesi, per ultimo anche Moraglia, vada contro gli interessi degli italiani; questo gesto propagandistico – perché solo di questo si tratta – è funzionale a quella “vulgata” e di fatto legittima, creando “terreno fertile” e “brodo di coltura”, chi dell’immigrazione selvaggia fa un cinico business sulle spalle dei cittadini e della loro sicurezza”, polemizza il movimento.

“Ricordiamo che anche la Chiesa, attraverso i centri di accoglienza della Caritas Italiana e delle parrocchie, partecipa attivamente al “sistema economico” che vive di immigrazione, per lo più clandestina; ricordiamo inoltre che questa “accoglienza” non è gratis, ma è foraggiata per la quasi totalità dallo Stato e quindi dai cittadini italiani”, continua la nota di Forza Nuova.

Su quanto accaduto al Centro di accoglienza di Cona il coordinatore regionale di Forza Nuova Andrea Visentin spiega: “Non ultimo, questi gesti plateali e propagandistici a favore dei cosiddetti “migranti”, rischiano di innescare quella “guerra tra poveri”, a cui siamo contrari e che vogliamo impedire”. “Ci chiediamo Eccellenza se, dalle stanze dorate del Suo palazzo, veda gli italiani, sempre più schiacciati dalla crisi e non tutelati nei loro più elementari diritti sociali dalle istituzioni preposte, dormire al freddo in una macchina, risparmiare sulle spese sanitarie, non arrivare alla prima settimana”.

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