Maxi blitz della polizia turca: arrestati 93 sospetti accusati di legami con l’Isis

10 Nov 2017 12:27 - di Redazione

Sono sospettati di avere legami con pericolosi esponenti Isis, e per questo, al termine di un maxi blitz appena concluso, le forze di sicurezza turche hanno arrestato 93 cittadini stranieri. È stata  l’agenzia di stampa Anadolu a riferire i dettagli di una vasta operazione di polizia articolata in due momenti, precisando che sarebbero stati condotti due interventi a Istanbul e nella provincia di Adana, nel sud-est della Turchia.

Turchia, arrestati 93 sospetti accusati di legami con l’Isis

E allora, secondo l’Anadolu, 11 dei 93 sospetti arrestati sono di nazionalità siriana, mentre altri dettagli riferiti ad altri fermati finiti nella retata e a vario titolo nell’indagine non sono stati rivelati. Quel che è noto e certo, è che già da ieri la polizia turca ha effettuato 101 arresti nella capitale Ankara, sempre nel quadro di un’operazione anti-Is. Nel frattempo, sempre a proposito di terrorismo, da Ankara – e sempre grazie all’agenzia di stampa Anadolu – si apprende che il  ministro turco dell’Ambiente e dell’Urbanizzazione, Mehmet Ozhaseki in un’intervista ha promesso che saranno ricostruite in sei mesi le 26.000 abitazioni danneggiate da atti di terrorismo in Turchia.

Il governo, ricostruiremo le case danneggiate dal terrorismo

Non solo: Ozhaseki ha anche precisato che i 26.000 immobili, gravemente danneggiati, verranno ricostruiti da zero. Il ministro ha poi aggiunto che sono in tutto 70.000 le abitazioni danneggiate nel sudest della Turchia durante operazioni dell’antiterrorismo per contrastare il Pkk dal 2015. «Dobbiamo ricostruire e dare 26.000 nuove case ai nostri cittadini colpiti dal terrorismo – ha detto Ozhaseki – e completeremo questo processo in sei mesi, non ci sono problemi a riguardo»- Quindi, la conclusione: «Una è la mano della forza. Lo Stato colpisce con la sua potente mano le persone cattive e anarchiche. L’altra è la mano della compassione. Questa lenisce le ferite. Quello che facciamo è guarire le ferite delle vittime», ha concluso, non immune da certa enfatizzazione diplomatica – il ministro Ozhaseki…

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