Il Papa: chi fomenta la paura dei migranti semina razzismo e xenofobia

24 Nov 2017 15:05 - di Redazione

Stop a quanti “fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici”, è in gioco la “dignità umana che si deve riconoscere a tutti in quanto figli e figlie di Dio”. E’ il monito del Papa nel messaggio per la 51esima Giornata mondiale della pace che si celebrerà il 1 gennaio 2018, presentato oggi in Vaticano. “In molti Paesi di destinazione – scrive il Pontefice – si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio”. Avverte il Papa che “quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano“. “Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, – è l’esortazione del Papa – vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace”.

Ricorda ancora Bergoglio che “in vista del Grande Giubileo per i 2000 anni dall’annuncio di pace degli angeli a Betlemme, San Giovanni Paolo II annoverò il crescente numero di profughi tra le conseguenze di ‘una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di ‘pulizie etniche’ “, che avevano segnato il XX secolo. Quello nuovo non ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre”.

Sono parole forti, che certo non potranno risultare gradite a quanti, nel dibattito politico di questi mesi, chiedono di gestire con rigore i flussi migratori, una posizione che alla fine è stata anche adottata dal ministro degli Interni Marco Minniti, non a caso osteggiato dalla sinistra radicale e criticato anche all’interno dello stesso Pd.

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