Il “colpaccio” di Berlusconi: a Strasburgo lo difende lo studio di Amal Clooney

18 Nov 2017 14:04 - di Viola Longo
amal clooney berlusconi

Non solo Niccolò Ghedini. In campo per la difesa di Silvio Berlusconi davanti alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo c’è anche lo studio di Amal Alamuddin, nota ai più come Amal Clooney. Si tratta di uno dei più importanti studi legali al mondo in fatto di diritti umani ed è entrato a far parte del collegio difensivo dell’ex premier, che ricorre contro l’incandidabilità decretata dalla Legge Severino, perché «ha ritenuto che nel caso in questione ci fossero ragioni di principio per difendere Berlusconi». L’udienza si terrà mercoledì 22 novembre.

Lo studio riconosce i «validi motivi» di Berlusconi

A spiegarlo è stato l’avvocato Andrea Saccucci, associato italiano del londinese Doughty Street Chambers, del quale Amal Clooney è partner. Saccucci è incaricato dallo studio di seguire il caso Berlusconi, insieme ai colleghi Edward Fitzgerald e Steven Powles. «I diritti umani non sono di destra o di sinistra, sono al di sopra delle ideologie», ha sottolineato Saccucci in una intervista a Repubblica, aggiungendo che «non ho deciso di fare parte di questo collegio per motivi ideologici, che nel diritto non dovrebbero mai entrare, bensì per motivi di principio». Per avvalorare la sua posizione l’avvocato ha anche ricordato che «in passato ho fatto e vinto contro Berlusconi in materia di respingimento di migranti una causa che ha fatto storia». Dunque, Saccucci non può essere sospettato di simpatie politiche berlusconiane quando dice che «ci sono validi motivi» per considerare gli effetti della Severino su Silvio Berlusconi, a partire dalla incandidabilità, una violazione dei suoi diritti.

Fra i clienti difesi anche Julian Assange

Secondo Saccucci, Berlusconi «ha sicuramente fatto bene» a coinvolgere nella sua difesa lo studio Doughty, che oltre alla grande notorietà che gli viene dall’avere fra i partner Amal Clooney e fra i clienti difesi Julian Assange, «è lo studio numero uno a Londra e uno dei preminenti in Europa sui diritti umani, e questa – ha ricordato ancora l’avvocato – è una causa di fronte al tribunale europeo dei diritti umani». Ma se sono chiare le ragioni che hanno spinto Berlusconi a richiedere i servizi dello studio londinese, quali sono quelle che hanno convinto lo studio londinese ad accettare? Oltre a quelle «di principio», Saccucci ha ricordato anche quelle di diritto. «Il parlamento italiano decide l’ineleggibilità di un politico senza controllo da parte della Corte costituzionale. Ci sono numerose richieste di modifica dell’articolo 66 della Costituzione che regolamenta questa norma. E la maggior parte sono state presentate da partiti di centrosinistra», ha sottolineato l’avvocato, aggiungendo che se ha senso – come sottolinea il cronista – che «se un politico è condannato per seri reati, gli siano vietati incarichi pubblici», bisogna comunque domandarsi «chi stabilisce se la durata del divieto è proporzionata, ha un valore retroattivo e va considerata una sanzione?». «Per conto nostro deve essere la Corte costituzionale, non il parlamento, a deciderlo», ha concluso Saccucci, che non si è sbilanciato sul possibile esito dell’udienza, limitandosi a dire che «un avvocato spera sempre di vincere».

 

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