Cesena, il sindaco anticipa la legge Fiano: «No ai fascisti in piazza, sì ai comunisti»

7 Nov 2017 17:27 - di Robert Perdicchi

Il sindaco di centrosinistra Paolo Lucchi ha varato la sua ordinanza “ad personam“: vietato ai “fascisti” manifestare in piazza, anche se in realtà il testo della delibera parlerebbe più genericamente di impedire lo svolgimento di manifestazioni inneggianti a regimi dittatoriali. Per esempio, il comunismo? No, quello no, il sindaco Lucchi non lo considera un regime autoritario.

Punti di vista, ma intanto, a Cesena, si sono portati avanti sulla legge Fiano, ancora in attesa di approvazione. Tra una  settimana, il 15 novembre, a Cesena entrerà in vigore un nuovo regolamento, il “Codice della Convivenza Civile”, imperniato proprio sul divieto di concessione del suolo pubblico per manifestazioni organizzate da partiti o associazioni che si rifanno al fascismo e alla sua ideologia. Come informa Cesena Today, il testo esatto del futuro regolamento dice anche qualcosa in più: “E’ vietato, nei luoghi pubblici, lo svolgimento di attività che, anche per i contenuti desumibili dagli avvisi informativi e dal materiale nell’occasione divulgato, concretizzino la lesione ai principi dell’antifascismo, dell’integrazione, della tolleranza e della democraticità, cui si ispirano i valori costituzionali. E’ vietato, inoltre, esporre immagini, simboli e rappresentazioni che possano essere riconducibili al regime fascista, ad altri regimi totalitari o che, per i contenuti che comunicano, propagandino idee volte a sostenere le discriminazioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di disabilità e di orientamento sessuale…». Altri regimi totalitari, nei quali il sindaco, ex esponente del Pci, non individua il comunismo.

Una “discriminazione” che Lucchi, a Cesena Today, spiega così: «Con il termine “altri regimi totalitari” si fa riferimento a quelli che hanno la stessa ispirazione del fascismo (il nazismo, evidentemente). Il Comunismo, che in un suo momento storico si è rivelato un totalitarismo, ha tuttavia una radice ben diversa. A quel che mi risulta, da che in Italia c’è una Repubblica nata dalla Resistenza che vide protagonisti anche i partigiani comunisti, nessuno ha mai impedito invece di utilizzare simbolicamente la falce e martello. E certamente non accadrà a Cesena». A chi gli fa notare che un divieto del geere potrebbe essere anti-incostituzionale, lui replica che c’è una legge, la Fiano, in realtà ancora da approvare: «È in fase di approvazione e permetterà di riempire molti di questi vuoti. Il dibattito intanto ha promosso una sensibilità diffusa. Siamo in una fase feconda ed intervengono anche i Comuni, non solo quello di Cesena, ma decine di Comuni, tra cui quello apripista di Siena, alla cui esperienza ci rifacciamo». Con la benedizione dell’Anpi, come al solito.

 

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