CasaPound in tv? Critiche a Formigli. E i media tirano in ballo Almirante

11 Nov 2017 20:58 - di Lisa Turri

Corrado Formigli porta nello studio di Piazza Pulita il numero due di CasaPound, Simone Di Stefano (nella puntata di giovedì scorso) e la tifoseria web si infiamma. Ci si scalda anche in studio, con l’applausometro che premia il “fascista” anziché isolarlo, demonizzarlo, come regola democratica imporrebbe… E il tifo si riversa anche sui giornali, con Libero che plaude alla performance di Di Stefano.

Se ne accorge Repubblica che, sulla scia dell’antifascismo militante di gruppi come Wu Ming, allerta Formigli e i giornalisti tutti: attenti, se cercate di legittimare CasaPound, il gioco si fa davvero pesante. E ricorda che sia Formigli sia, prima di lui, Enrico Mentana, sono andati in “casa”del movimento della tartaruga (un tempo si sarebbe chiamato “covo”…) per un dialogo che ha fatto cadere il velenoso ostracismo di qualche mese fa.

Qual è il problema? Che Di Stefano è apparso poco prudente, ha ostentato la sua identità. Nessun camuffamento, nessun senso di inferiorità. Repubblica scomoda allora Giorgio Almirante, il quale nelle tribune elettorali era “deciso, caustico, ma attento a non varcare una certa soglia”. Almirante, infatti, non era un populista, ma un politico che univa ad un’attenta scelta delle parole  la razionalità dei toni e dei ragionamenti, che non si lasciava andare alla sciatta propaganda e che non avrebbe avuto problemi a prendere nettamente le distanze da un malavitoso che prende a capocciate un giornalista.

Ora, si lagna Repubblica, in tv esordisce il “modello nel neofascista moderno”. Nulla a che vedere con il Msi, aggiungiamo noi. Storie, volti, eloquio differenti. Vedendo Simone Di Stefano è impossibile che venga in mente Almirante. Viene in mente tuttavia agli avversari di CasaPound, costretti ad avere nostalgia del vecchio leader missino un tempo demonizzato, il quale oggi ai capi casapoundiani potrebbe dare lezioni, oltre che di fascismo,  di retorica ciceroniana.

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