A 22 anni, disperata, si suicida in casa di un’amica: era ricattata per un video hard

15 Nov 2017 13:15 - di Federica Argento

Un caso che ricorda tragicamente da vicino quello di Tiziana Cantone, la donna di Mugnano che per via di un filmato hard si tolse la vita. Questa volta i fatti sono avvenuti a La Maddalena, nel Sassarese, dove una barista di 22 anni si è suicidata in casa di un’amica al termine di una vicenda su cui pesa come un macigno lo spettro di un ricatto. Michela non ha fatto neppure in tempo a compiere 23 anni.

Video hard

Il 4 novembre la ragazza aveva raccontato di una rapina. Di essere stata narcotizzata e rapita mentre tornava a casa e di avere poi trovato il borsellino vuoto. Dentro, secondo il suo racconto, c’erano mille euro di mance da dividere con i colleghi. La storia non aveva però convinto, soprattutto quando non aveva sporto denuncia ai carabinieri. Gli uomini dell’Arma lavorano su un’ipotesi ben precisa. La ragazza, che lavorava in un locale dietro il molo di Porto Torres, sarebbe stata ripresa durante un rapporto sessuale a sua insaputa. E proprio da queste immagini sarebbero iniziate le richieste di soldi, con la minaccia di far diventare pubblico il filmato e renderle la vita un inferno.

Le minacce

“Michela non era solo una barista, era tante altre cose: intelligente, curiosa, ribelle e combattiva, fondamentalmente libera. Soprattutto leale. Leggeva libri, viaggiava, le piaceva conoscere e imparare”, racconta La Nuova Sardegna in un commosso reportage sulla vicenda della giovane donna. Una storia terribile, con tante ipotesi e mille dubbi. Ma anche con una certezza: Michela aveva paura, si sentiva in pericolo. L’aveva confidato alla titolare del bar dove lavorava: «Devo andare via da Porto Torres – le aveva detto – perché qui sono in pericolo. Mi devo allontanare per un po’».

Due video al vaglio degli inquirenti

“E venerdì 3 novembre, nonostante le insistenze di chi ha cercato di convincerla a esternare le sue paure, era partita per La Maddalena. Ma con la convinzione di tornare, perché aveva con sè il biglietto di ritorno del traghetto e anche dell’autobus. Perché La Maddalena? É uno degli interrogativi dentro l’inchiesta che viene sviluppata dai carabinieri del Reparto territoriale di Olbia e della compagnia di Porto Torres. È successa qualcosa durante la permanenza sull’isola che ha fatto precipitare le cose fino a fare maturare la tragedia? Su quel biglietto scritto a penna sono in corso le verifiche, perché niente viene lasciato al caso. Il primo obiettivo è capire da chi e da cosa scappava Michela. Ricattata, minacciata per qualcosa che a un certo punto è diventata un peso insopportabile? Le ipotesi circolano e si incrociano, così pure il numero delle persone coinvolte (3 o 4). E poi gli strumenti: i video (due) che potrebbero anche appartenere alla sfera strettamente privata e che chissà per quali ragioni potrebbero essere finiti nelle mani sbagliate”.

Inchiesta per istigazione al suicidio

“L’inchiesta aperta per istigazione al suicidio presto potrebbe avere i primi iscritti nel registro degli indagati. La fase è delicatissima. Si attende l’esito della perizia del medico legale sul corpo della ragazza. Dovrà dare risposte importanti a una serie di quesiti posti dal procuratore capo della Repubblica di Tempio Gianluigi Dettori. E dovrebbero cominciare le verifiche sul telefonino di Michela con un accesso forzato affidato ai consulenti tecnici. Stessa cosa sul cellulare della ragazza de La Maddalena che ospitava Michela e che è stata l’ultima persona a vederla in vita e a parlarci”.

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