75 anni fa la morte di Carmelo Borg Pisani, patriota giustiziato dagli inglesi

27 Nov 2017 14:48 - di Sergio Mura

Più volte sulle pagine di questo giornale è stata ricordata la figura di un irredento maltese di sentimenti italiani: Carmelo Borg Pisani. Chi scrive  lo ha già fatto, sempre su queste colonne, il 28 novembre del 2007 ed il 28 novembre del 2012, nel 60° anniversario del Suo sacrificio.

E ancora una volta oggi, a tre quarti di secolo dall’esecuzione per il supposto tradimento di una Inghilterra che non considerava la vera patria, vogliamo nuovamente ricordare il sacrificio di un giovane convinto che quella Patria fosse l’Italia e che Malta ad essa dovesse ricongiungersi.

Il mondo è cambiato in modo impressionante e oggi Malta e l’Italia sono unite sotto la stessa bandiera dell’Unione Europea; non certo quell’unione sognata da Carmelo ma questo dovrebbe almeno aiutarci affinché, sopite le incomprensioni e abbandonati timori e pregiudizi, si desse finalmente una giusta e adeguata sepoltura ad un Caduto delle Forze Armate italiane, peraltro decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Cinque anni fa, nel chiudere l’articolo a Suo ricordo, auspicavamo che la Marina, che ne cura la memoria, tentasse ancora ogni strada per recuperarne le spoglie o almeno, se davvero ciò fosse impossibile, lasciasse un segno ufficiale sulla fossa comune dove riposa tra condannati a morte per crimini comuni o, infine, gli intitolasse una nave, una caserma, una struttura che ne possa tramandare degnamente il ricordo.

Se anche questa volta non accadrà diventerebbe ancora più paradossale il fatto che Carmelo Borg Pisani sia stato invece ufficialmente onorato con una emissione filatelica dall’Austria, anche se solo a motivo delle sue riconosciute qualità di pittore.

Perché questa, tra le tante, era una delle migliori qualità di Carmelo, l’essere un profondo amante dell’arte e del bello, come ci confermò ormai tanti anni fa Camillo Bonanno, Suo buon amico ed anch’egli maltese ed ufficiale nelle Forze Armate italiane.

Nato a Senglea il 10 agosto 1915 Carmelo Borg Pisani aveva svolto i suoi studi nelle scuole italiane di Malta, sempre supportate dal Regime ma altrettanto fortemente ostacolate dai britannici nel contesto della pervicace azione di contrasto della cultura e della influenza italiana giunta, nel 1934, ad abolire la nostra lingua per gli usi ufficiali sostituendola con il maltese.

Nel 1936 la passione per l’arte lo aveva portato a chiedere una borsa di studio al nostro Ministero degli Esteri al fine di frequentare l’Accademia di Belle Arti a Roma, cosa che poi effettivamente fece con profitto.

Nella capitale frequentava le organizzazioni giovanili fasciste ed i conterranei presenti a Roma che gravitavano attorno a gruppi di ricerca storica maltese, ma il destino correva a grandi passi e con l’entrata in guerra dell’Italia molti giovani maltesi erano rientrati nell’isola; lui invece era dubbioso, conscio dell’importanza e delle conseguenze che poteva avere la decisione di restare in Italia.

Ma quella fu la scelta ed anzi ad essa seguì la domanda di arruolamento nel Regio Esercito che però non ebbe successo a causa della accentuata miopia di cui soffriva.

Senza darsi per vinto riuscì tuttavia, nel 1941, ad entrare nella MVSN venendo assegnato ad una reparto di CCNN, partecipando così alla campagna di Grecia ed in particolare all’occupazione delle isole Jonie nei ranghi di un battaglione da sbarco.

Successivamente ammesso al corso per ufficiali della MILMART (artiglieria marittima) ne usciva, ai primi del 1942, con il grado di Sottocapo Manipolo (sottotenente).

La guerra evolveva velocemente e nell’ambito della prevista occupazione di Malta, ormai in fase avanzata di preparazione, era stato programmato l’invio di un informatore sull’isola per organizzarvi una rete e fornire, via radio, notizie aggiornate a Roma.

Non è chiaro se Carmelo si sia proposto direttamente o se il SIS, il Servizio informativo della Marina, lo avesse contattato conoscendone storia e possibilità, ma è un fatto che venne addestrato all’impiego di apparati ricetrasmittenti, alla presa di terra ed alla scalata di pareti rocciose, all’impiego di cifrari e di tecniche specifiche.

La notte sul 18 maggio 1942 due piccoli mezzi d’assalto della X^ Flottiglia MAS, appoggiati da una torpediniera e due MAS, si avvicinavano alle coste maltesi.

Uno di essi sbarcava il Sottocapo Giuseppe Guglielmo, con il compito di effettuare una breve ricognizione a terra e ritornare a bordo del mezzo, l’altro metteva a mare un battellino sul quale imbarcava Carmelo, che ormai aveva assunto il nome di copertura di Caio Borghi, dirigendosi a terra.

Entrambe le operazioni non avevano purtroppo l’esito sperato; Guglielmo non riusciva a ritrovare il mezzo, che lo aveva atteso anche oltre il tempo concordato, e una volta tornato a terra veniva successivamente catturato.

A sua volta “Caio Borghi” giungeva a terra e, come si legge nella relazione del Comandante Max Ponzo del SIS, che lo aveva addestrato, nulla aveva dato da pensare che lo sbarco non fosse riuscito.

In realtà il punto prescelto per la presa di terra, anche per le condizioni del mare in forte peggioramento, si era rivelato particolarmente difficoltoso; Caio Borghi era finito sotto una parete a picco impossibile da scalare; il materiale che era riuscito a trascinare in una grotta era stato poi spazzato via dal mare in burrasca e lui, trovatosi senza vie d’uscita, dopo due giorni si era evidenziato ed era stato recuperato, con non poche difficoltà, da una motolancia inglese.

Trasportato in ospedale il caso volle che venisse affidato alle cure del Capitano medico Tom Warrington, anche lui maltese e con il quale aveva trascorso una parte dell’infanzia; il capitano era da anni ufficiale dell’Esercito di Sua Maestà ed era naturale facesse il proprio dovere informando i superiori che Caio Borghi altri non era che Carmelo Borg Pisani.

Il 28 novembre 1942, dopo un controverso processo per tradimento, il cappio del boia si stringeva attorno al collo di un soldato italiano che affrontava la morte, come testimoniato da tutti i presenti all’esecuzione, con grande coraggio e dignità.

Per anni sono stati molti i politici, i militari, le associazioni ed i singoli cittadini che hanno chiesto alle nostre autorità ed a quelle maltesi di voler restituire le spoglie di questo eroe, al Paese di cui si sentiva figlio.

E’ stata prodotta una vasta gamma di giustificazioni al mancato raggiungimento di una soluzione positiva: ”non essendo cittadino italiano non possiamo intervenire”, “è sepolto in una fossa comune, come potremmo identificarlo”, “il fratello non ha interesse a questa azione”, “si creerebbe un problema con Malta”, e via dicendo.

In realtà sembrano tutti ostacoli superabili, tanto più a così grande distanza dagli avvenimenti: la cittadinanza potrebbe venirgli concessa “alla memoria”, con un“motu proprio” o con un provvedimento speciale, l’identificazione, alla luce delle moderne tecniche sul DNA, non dovrebbe essere un problema, il fratello è deceduto e non occorrerebbe più il suo assenso e, non ultimo, a Malta ormai sono sempre di più coloro che considerano Borg Pisani non un traditore ma un idealista che ha pagato con la vita le sue scelte e le sue convinzioni.

Rimane la speranza che la Marina, in questo 75° anniversario della morte, organizzi una cerimonia di commemorazione ufficiale e magari valuti di dare finalmente il Suo nome ad un mezzo navale o ad una installazione.

Commenti

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  • Carlo Brozzi 28 Luglio 2018

    Si dimentica chi come Battisti , Filzi , Sauro e Chiesa subì il capestro per testimoniare la sua fedeltà all’ Italia , mentre si concesse la medaglia d’oro al Bentivegna responsabile di Via Rasella e si pagavano pensioni INPS agli infoibatori sloveni ed ai loro complici comunisti.
    Questa Italia non vale niente ,così come i suoi abitanti , somari e voltagabbana.

  • Gianpaolo Pederzoli 20 Luglio 2018

    I privi di onore ricordino: non vi è duolo a morire per un sogno che ha nome Fede e Patria.