Usa, volevano un altro 11 settembre: nel mirino metro e piazze. Arrestati 3 sospetti

7 Ott 2017 9:21 - di Ginevra Sorrentino

Volevano un altro 11 settembre. Preparavano una strage. E che strage. Una mattanza in stile Isis, organizzata nel minimo dettaglio e al massimo del potenziale omicidiario. Un piano d’attacchi multiplo, mirato a colpire in contemporanea in tre zone affollate in cui uccidere il più alto numero di persone, sullo stile tragicamente “collaudato” del massacro jihadista contro il “nemico occidentale”. 

New York, volevano un altro 11 settembre

Volevano un altro 11 settembre, ma per fortuna l’attentato è stato sventato. Il piano voleva colpire la metropolitana, Times Square e un concerto di piazza. In manette 3 sospetti. Tre sospetti arrestati con l’accusa di volere un massacro. A rivelarlo sono oggi i media americani che citano la procura federale statunitense. Il presunto complotto doveva essere pronto per l’estate 2016: secondo documenti dei tribunali i terroristi volevano colpire Times Square, la metropolitana di New York e gli spettatori ai concerti. Tre target sensibili, tre luoghi a effetto in cui colpire non sarebbe stato facile ma micidiale. Un piano sventato grazie ad un’operazione condotta dall’Fbi che attraverso un infiltrato (un agente sotto copertura) ha agito dall’interno e disinnescato la minaccia che incombeva, ancora una volta, su New York. Tre uomini arrestati e incriminati, finiti nelle mani delle autorità federali. Tre pericolosi emuli del terrorismo internazionale targato Isis.

I 3 sospetti: un canadese, un americano, un filippino

E allora, come riporta nel dettaglio il sito del Tgcom 24, i tre «tre finiti in manette sono Abdulrahman El Bahnasawy, 19enne canadese, Talha Haroon, 19enne cittadino Usa residente in Pakistan, e Russell Salic, 37enne filippino. Bahnasawy è stato arrestato nel New Jersey a maggio, durante un viaggio che secondo gli investigatori doveva servire per preparare gli attacchi; gli altri due sono invece stati presi in Pakistan e nelle Filippine, e le autorità americane ne hanno chiesto l’estradizione».

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