Un pitbull per difendersi dagli stupri dei migranti. «Senza cani non usciamo più»

10 Ott 2017 10:55 - di Viola Longo
migranti pitbull

Il primo post sulla pagina Facebook del comitato di quartiere è una petizione popolare a tutte le istituzioni coinvolte in cui si chiedono interventi decisi contro il degrado. Il primo intervento che si chiede nella petizione per il «ripristino di legalità, sicurezza, decoro e civile integrazione culturale» è la «presenza giornaliera delle forze dell’ordine». La petizione è di maggio, ma la richiesta di aiuto del quartiere Vasto di Napoli, dove l’immigrazione incontrollata ha generato una situazione esplosiva, sembra essere rimasta inascoltata. Così i cittadini e, soprattutto, le cittadine si sono attrezzati come hanno potuto per non finire tra il novero delle vittime: fra le donne del quartiere alcune ormai girano solo accompagnate da pitbull, ormai assurti al ruolo di cani anti-stupro.

Un pitbull per sentirsi protette

«Già in due occasioni il mio pitbull mi ha tirata fuori da situazioni pericolose: in entrambi i casi erano immigrati, mi seguivano nella strada verso casa, si avvicinavano in maniera sempre più opprimente. Di fronte al mio cane che ringhiava sono scappati. Ma a voi sembra normale che una donna per uscire di casa alle sette di sera debba avere al guinzaglio un cane per sentirsi protetta?». Monica è una delle animatrici del comitato di quartiere Vasto. Al Mattino, il primo giornale ad accendere i riflettori sul disagio della zona, ha raccontato com’è cambiata la vita da quando le vie intorno alla stazione sono diventate approdo di immigrati sbarcati e lasciati allo sbando in Italia. «In strada il numero si stranieri è cresciuto a dismisura», riferisce l’inchiesta del Mattino, aggiungendo che «se ne sono accorti anche i tutori dell’ordine».

A Vasto molestie, scippi e degrado

«Qualche tempo fa Veronica ha sentito una ragazzina che chiedeva aiuto. S’è affacciata al balcone e ha iniziato a urlare e a lanciare qualunque cosa per allontanare lo straniero che stava addosso a quella ragazzina», ha raccontato ancora Monica, riferendo un episodio che non è affatto isolato e che si inquadra in una quotidianità fatta di risse tra immigrati ubriachi, prostituzione a tutte le ore del giorno, scippi, rapine e molestie contro donne e ragazzine. E, in alcuni casi, anche contro bambine. «La mia bimba indossava un vestito di carnevale, un uomo di colore ha cercato di afferrarla e le si è avvicinato per baciarla sulla bocca», ha raccontato, stavolta a La Verità, una mamma che è voluta rimanere anonima. «Il problema – ha proseguito – sono gli immigrati che passano le giornate agli angoli delle strade, a ubriacarsi e a partecipare a liti. La vede quella campana della raccolta differenziata? È il loro arsenale: da lì prendono le bottiglie per sfidarsi all’ultimo colpo». Una situazione testimoniata non solo dalle parole, ma anche dai video. Sulla pagina Facebook del comitato sono numerosi, riprendono scene di risse, assembramenti, uomini che dormono nel bel mezzo del marciapiede anche di giorno. Molti sono ripresi dall’alto, dai balconi o dalle finestre, e la sensazione che trasmettono è che, davvero, i napoletani di questo quartiere siano di fatto segregati a casa loro. 

 

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