Ue, rapporto sul lavoro: «Più disoccupazione oggi che nel 2008»

9 Ott 2017 13:30 - di Redazione

L’Unione Europea torna a respirare, ma gli indicatori non segnalano ancora la totale uscita dalla crisi. Soprattutto quelli relativi al lavoro. Se, infatti, l’occupazione Ue è tornata sopra i livelli pre-crisi, la disoccupazione resta ancora ben superiore rispetto a quella del 2008. A rilevarlo, il Settimo rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale pubblicato dalla Commissione Europea.

La Ue: «Disoccupazione superiore a quella del 2008»

Secondo l’analisi che vi è contenuta, nel 2016 il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni nell’Ue ha superato i livelli precrisi per la prima volta: 71 per cento. Un dato confortante perché supera di un punto percentuale il livello registrato nel 2008, ma tuttavia ancora ben distante da quel 75 per cento entro il prossimo decennio che costituisce l’obiettivo fissato nella strategia Europa 2020. La situazione varia molto nelle diverse parti dell’Unione, dove complessivamente il tasso di disoccupazione è calato da un massimo del 10,9 per cento registrato nel 2013 all’8,6 per cento del 2016 e al 7,7 per cento rilevato nell’anno in corso, cioè ancora superiore al  7 per cento del 2008.

Ancora lontani gli obiettivi di Europa 2020

In alcuni Paesi, invece, la disoccupazione è più bassa rispetto al 2008, ma in altri è ancora superiore di almeno cinque punti percentuali. Le disparità tra le varie regioni nella disoccupazione non si sono ridotte fino al 2016, ma hanno largamente cessato di ampliarsi. Sebbene, si legge nel rapporto, «ci sia stato qualche avvicinamento agli obiettivi di Europa 2020 tra il 2010 e il 2015, la velocità dei progressi non è sufficiente a raggiungerli entro il 2020». Singolarmente, le regioni più sviluppate, cioè le più vicine a raggiungere gli obiettivi di Europa 2020 sono anche quelle che hanno fatto registrare minori progressi, al contrario di quelle meno sviluppate che ne hanno fatto di più. In mezzo le regioni di transizione (quelle intermedie) non hanno fatto quasi alcun progresso e che – avverte il rapporto Ue – «verranno raggiunte dalle meno sviluppate entro il 2020 se il trend continua così».

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