Trump: «A difendere i cristiani ci penso io, l’Onu fa solo chiacchiere»

28 Ott 2017 9:40 - di Gabriele Alberti

Trump avocherà direttamente alla Casa Bianca la difesa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente. Le Nazioni Unite non fanno abbastanza bene, hanno speso molti soldi ma inutilmente. Una decisione che fa clamore, anche se i rapporti tra Onu e Trump sono sempre stati controversi fina dall’inizio del suo mandato presidenziale. Per questo non ha sorpreso che Mike Pence abbia annunciato che il presidente Trump ha dato ordine al Dipartimento di Stato di interrompere i finanziamenti per i programmi “inefficaci” delle Nazioni Unite per aiutare i cristiani perseguitati in Medio Oriente. La posizione dell’amministrazione americana sarà da ora in poi quella di fornire sostegno alle associazioni che si occupano di questa causa. “Da oggi in poi, l’America fornirà un sostegno diretto alle comunità perseguitate attraverso UsAid”, ha dichiarato Pence a Washington, durante l’annuale cena di solidarietà di In Defense of Christians.

“Cristiani, l’America vi difenderà”

Perché questa presa di posizione così netta? Perché a fronte dell’aggravarsi delle persecuzioni contro le comunità cristiane da parte delle milizie dell’Isis in tutto il Medio Oriente, Pence –  riporta il Washington Post, ha detto che la “triste realtà” è che l’Onu, nonostante le ingenti somme spese, non riesce ad aiutare abbastanza i cristiani perseguitati. “Mentre i gruppi basati sulla fede con capacità consolidate e con radici profonde in queste comunità sono più che disposte ad assistere, le Nazioni Unite troppo spesso rispondono negativamente alle loro richieste di finanziamento”, ha dichiarato Mr. Pence, che ha concluso con un messaggio rivolto a tutte le associazioni in difesa dei cristiani: “Ma miei cari amici, quei giorni sono finiti. Questo è il momento. Ora è il momento. E l’America sosterrà queste persone nell’ora di bisogno “. Basta regole diplomatiche, più decisionista e operatività.

Trump, la discontinuità con Obama

 Un messaggio non irrilevante da parte di Trump sia per la politica estera che interna: da un lato le comunità cristiane, soprattutto in Siria e in Iraq, “rappresentano soprattutto delle forze storicamente legata ai regimi laici di Damasco e Baghdad rispetto agli alleati islamisti della coalizione internazionale. Riuscire a connettere le minoranze cristiane con gli Stati Uniti sarebbe importante, per l’amministrazione americana, per ottenere una testa di ponte nelle comunità locali dopo che la Russia si è dimostrata la potenza “cristiana” più impegnata nella tutela dei fratelli perseguitato dal Daesh”, leggiamo nell’analisi del Giornale. Sul fonte interno, la discontinuità con  l’amministrazione Obama, che utilizzava l’Onu come strumento di sostegno a quelle comunità, è evidente. Rafforzare, infine, i rapporti con il cristianesimo americano, quello dell’America profonda, significa rinsaldare un cordone ombelicale necessario dal punto di vista elettorale. L’immagine di Trump ne esce rafforzata.

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