Tajani: «Catalogna un modello pericoloso. No alle piccole patrie»

22 Ott 2017 11:40 - di Redazione
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In Catalogna «non si tratta di autonomismo. Ma di una proclamazione d’indipendenza in spregio dello Stato di diritto e contro la Costituzione spagnola, che è frutto di un referendum illegale promosso in violazione delle regole dell’autonomia catalana. Ciò provoca un vulnus democratico. Anche perché i rappresentanti del referendum sono stati una minoranza rispetto alla popolazione catalana». Così il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, intervistato dal Messaggero, ribadisce la sua contrarietà alle iniziative indipendentiste della Catalogna. Tajani ammonisce anche l’Europa a temere la moltiplicazione delle piccole patrie, e per questo «nessuno in Europa intende riconoscere la Catalogna come Stato indipendente. Anche Theresa May, in piena Brexit, ha detto che il Regno Unito non riconoscerà mai la Catalogna».

“Lombardia e Veneto come la Catalogna? Sono altre storie”

Su un eventuale parallelismo con i referendum per l’autonomia in corso in Lombardia e Veneto, Tajani tiene a sottolineare le differenza con il caso Catalogna: «Innanzitutto, questi due referendum sono legittimi, mentre quello catalano non lo era. E poi il referendum catalano era per l’indipendenza, mentre quelli di Lombardia e Veneto sono consultivi e per chiedere più autonomie. Guai, comunque, a interpretare questi due referendum come l’inizio di una stagione indipendentista. Guardiamo la Spagna. È per la sua storia uno Stato unitario, con tante autonomie, con tante popolazioni diverse che parlano anche lingue diverse. Ma sono uno Stato unitario». I rischi di disgregazione in atto dunque la preoccupano?, chiede il giornalista. «Non è ammainando la bandiera nazionale – replica Tajani – che si rinforza la bandiera europea. Noi siamo europei perché siamo italiani. L’Europa, che in sessant’anni ha garantito pace e prosperità, libero mercato e libera circolazione delle persone, ci ha insegnato che la costruzione di muri porta soltanto iatture. Noi italiani non dobbiamo dimenticare qual è la nostra identità».

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