Si ribella alle regole dell’Islam, 14enne picchiata dal padre con un tubo

23 Ott 2017 16:12 - di Viola Longo
islam

Picchiata per aver indossato un bikini. Colpita con un tubo di rame per aver passeggiato con il fidanzato. Chiusa in camera per non farle frequentare la scuola, la sua «rovina». Sono alcune delle vessazioni che una ragazzina di 14 anni, originaria del Bangladesh, ha subito da parte dei genitori, con l’aiuto di altri membri della comunità bengalese pronti a denunciarla al padre, con tanto di foto e filmati inviati al cellulare, ogni volta che infrangeva le regole dell’Islam.

La 14enne in fuga da un matrimonio combinato

Alla fine la ragazzina, la cui storia è stata raccontata da Repubblica, è riuscita a scappare e denunciare i genitori, con l’aiuto di alcuni compagni di classe. L’episodio decisivo è stato un viaggio organizzato dalla famiglia per tornare in Bangladesh. «La nonna sta morendo, dobbiamo andare a trovarla, preparati a partire», le aveva detto la madre, ma lei aveva sentito i genitori parlare di «un parente a cui darmi in sposa» e ha capito che c’era il rischio concreto che non tornasse più a Palermo, dove vive con la famiglia da quando aveva un anno.

Le “sentinelle dell’Islam” sempre pronte a denunciarla

Le violenze nei confronti della ragazzina, però, non si sono limitate solo all’ambito familiare. Il desiderio della 14enne di vivere come tutti i suoi coetanei, infatti, è stato osteggiato da altri cittadini bengalesi che più volte hanno riferito ai genitori i suoi comportamenti troppo italiani. Le botte per aver indossato un bikini prestato da una amica le sono state procurate da una connazionale che l’ha fotografata e ha inviato lo scatto al padre. Lo stesso è successo quando è stata manganellata con un tubo di rame per aver passeggiato mano nella mano con il fidanzato: qualcuno l’ha fotografata in strada e ha girato la foto al genitore. «Io mi sento italiana, in quella famiglia non ci voglio più tornare», ha raccontato la ragazzina agli inquirenti che seguono il suo caso. Ora lei è in una casa famiglia, mentre la Procura sta procedendo nei confronti dei genitori  per l’ipotesi di maltrattamenti. Non è chiaro, invece, se e come si possa intervenire sulle complicità in seno alla comunità bengalese, che tanta parte hanno avuto nelle vessazioni di questa adolescente e di chissà quante altre non hanno la forza di denunciare.

 

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