Raccontarono balle: la crisi del 2011 fu un’invenzione per affossare Berlusconi

26 Ott 2017 13:40 - di Guglielmo Federici

L’economia italiana stava migliorando nell’agosto del 2011, ci hanno raccontanto una montagna di balle. La regia politica del “golpe bianco” contro Berlusconi è ormai verità, tutto il mondo politico conosce la regia dell’allora presidente Giorgio Napolitano con la complicità degli indicatori economici e di uno spread schizzato alle stelle. Chissà come, chissà perché. Ebbene, ora a “scagionare” il Cav dalle responsabilità del disastro economico arriva l’imprimatur di uno studioso come Luca Ricolfi che, numeri alla mano, sbugiarda quel teatrino inscenato sulla débacle economica in atto in quel preciso momento storico, tale da giustificare la cacciata del Cavaliere. Il docente rivela: “In quell’estate del 2011 l’economia stava migliorando”. Lo leggiamo sul Giornale, che dà conto di una relazione del professor Ricolfi. «Quando arrivò la lettera della Bce, ad agosto di quello stesso anno- il 2011- i conti stavano migliorando». Hanno dato da bere agli italiani che l’Italia stava per trasformarsi nella Grecia, allora a un passo dal default. Luca Ricolfi, studioso non certamente sospettabile di simpatie berlusconiane, presidente della Fondazione David Hume e docente dell’Università di Torino, «ha presentato un nuovo strumento di misurazione dello stato di salute delle finanze pubbliche dei Paesi sviluppati: l‘indice di vulnerabilità strutturale. L’equazione sottostante a questo nuovo indicatore, calcolato dal 1999 a oggi per 40 nazioni dell’Ocse, è in grado di predire le crisi strutturali dell’economia. Ebbene, nel famigerato 2011 l’Italia del vituperato governo Berlusconi stava migliorando rispetto al picco di rischio del 2009-2010».

Dopo Berlusconi, Monti e Letta hanno peggorato le cose

L’indice di vulnerabilità strutturale «è stato elaborato in base parametri diversi rispetto a quelli utilizzati dalle agenzie di rating e dei mercati finanziari. Si tiene molto in conto l’andamento del debito pubblico e dei suoi detentori esteri, insomma non si concentra su fattori estemporanei che le Borse, ad esempio, sopravvalutano. Non è la prima volta che Ricolfi, sociologo e attento studioso, si esprime sulla sopravvalutazione che ci fu della situazione finaziaria di quegli anni. In quest’ottica, ha aggiunto Ricolfi, «i governi Monti e Letta hanno aumentato molto la vulnerabilità del nostro Paese» che ha iniziato a ridursi lentamente solo a partire dall’anno scorso. L’indice di vulnerabilità strutturale attualmente colloca l’Italia allo stesso livello di Francia e Belgio, leggermente al di sotto del Giappone. Le grandi agenzie di rating, però, valutano il nostro rischio default superiore a quello della Spagna e solo un po’ minore di quello della Romania. «Non sarebbe un problema se dal rating non dipendessero pesantemente le scelte dei grandi investitori internazionali», ha sottolineato Ricolfi. Il problema politico se lo accollò tutto il centrodestra, che fu investito di responsabilità in manera molto ingenerosa . Ma il guaio fu che con Monti iniziò una politica recessiva che ha tramortito famiglie, risparmiatori, imprenditori. E ora? Il cnsiglio di Ricolfi è: «Meglio cominciare a ridurre il nostro debito pubblico seriamente piuttosto che negoziare con l’Europa una flessibilità che ci renderebbe più vulnerabili agli attacchi», ha concluso Ricolfi. Stiamo facendo l’esatto contrario…

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