Paragone: CasaPound non mi presenta il libro, e io non ci vado più…

17 Ott 2017 17:30 - di Valeria Gelsi
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A presentare il suo libro ci sarebbe andato. A confrontarsi con chi la pensa diversamente da lui, invece, non ci andrà. Gianluigi Paragone dà forfait (quasi) all’ultimo momento al dibattito già fissato a CasaPound per venerdì 3 novembre. 

Paragone “cade dal pero”

L’appuntamento si inseriva nell’ambito di una serie di incontri che il movimento sta facendo con i giornalisti televisivi. Nella sede di via Napoleone III sono stati già ospitati Enrico Mentana, Corrado Formigli, Nicola Porro. Paragone doveva essere il prossimo, dopo di lui è previsto David Parenzo. Proprio il fatto che il suo intervento si inserisse in un ciclo di incontri ha dato fastidio a Paragone, che, benché ormai gli appuntamenti siano stati un tot e siano iniziati da oltre un mese, sembra essere caduto all’improvviso “dal pero”. «Ero stato invitato da CasaPound per presentare il mio libro GangBank. O almeno così avevo capito. Invece scopro che farei parte di una passerella di giornalisti e opinionisti che di volta in volta si confrontano con Simone Di Stefano, vicepresidente del movimento», ha scritto il giornalista in un intervento su Il Fatto quotidiano

Presentare il libro sì, confrontarsi no

«Ecco, io mi sfilo. Non mi interessa dover dimostrare di essere democratico perché vado a parlare con CasaPound, ci vada chi pensa di doversi far rilasciare dei patentini anche da CasaPound perché bisogna piacere a tutti. Io non voglio piacere a tutti», ha proseguito Paragone, parlando di «siparietto» e aggiungendo che «non ho voglia di dover dare delle risposte a domande di cui non mi interessa nulla». Altro discorso sarebbe stato cogliere l’occasione di promuovere il proprio libro, quello – scrive ancora Paragone – «l’avrei presentato esattamente come l’ho presentato laddove mi hanno invitato». Insomma, il confronto per Paragone non è faccenda interessante. Almeno non lo è come la pubblicità. E non fa capolino, a quanto pare, neanche la curiosità del giornalista, che pure deve aver spinto gli altri colleghi che hanno accettato l’invito di CasaPound e che, in alcuni casi, se ne sono andati ammettendo di aver capito qualcosa in più del famigerato “uomo nero”.

Mi si nota di più se vado o se non vado?

Paragone, invece, è sicuro di sapere già tutto e di Di Stefano dice «so come la pensa». Concede perfino dei riconoscimenti dicendo che «è un ragazzo con formazione politica, anche con passione». «Non è il solo dentro quel movimento. Credo – aggiunge – che sia sbagliato tenerli fuori dal perimetro democratico (come vorrebbe qualcuno), ma non li vorrei come compagni di cordata perché in politica i risultati si debbono raggiungere e non solo rappresentare. Con CasaPound non li raggiungi». Nessuno – né tra gli ospiti, né a CasaPound – però ha mai pensato che la partecipazione a un confronto, che in alcuni momenti si è rivelato anche acceso, fosse una forma di adesione al movimento. Difficilmente può averlo pensato lo stesso Paragone, che magari può essersi distratto sulla natura dell’invito, ma che certamente non è uno sciocco. E, allora, visto anche il calibro dei nomi che lo hanno preceduto, non si può non pensare al Nanni Moretti di Ecce Bombo: mi si nota di più se vado o se non vado? 

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