Niger, imboscata ai soldati americani: 3 morti e 2 feriti tra le forze speciali

5 Ott 2017 13:03 - di Redazione

È accaduto in Niger, dove una squadra di soldati americani impegnata in un’operazione di pattugliamento con le truppe locali, un’azione perlustrativa come tante, di controllo del territorio e di messa in sicurezza della popolazione locale,è rimasta vittima di un agguato mortale. 

Niger, imboscata ai soldati americani

Stavolta non è andata come altre volte: e tre soldati americani delle forze speciali sono morti ed altri due sono rimasti feriti nell’imboscata testa ai militari Usa in Niger, mentre erano impegnati in un’operazione di pattugliamento con le truppe locali. A riferire quanto accaduto soprattutto il New York Times e la Cnn, citando fonti militari, mentre il Pentagono ha rifiutato di confermare la notizia delle vittime, anche se il Comando americano per l’Africa con sede in Germania ha riferito che «una pattuglia nigerina e americana è finita sotto fuoco ostile nel sudovest del Niger», aggiungendo però anche che: «Stiamo lavorando per confermare i dettagli dell’incidente». L’attacco, nel quale ci sarebbero state vittime anche tra i soldati nigerini, è avvenuto a circa 200 chilometri a nord della capitale Niamey, al confine con il Mali, dove è attiva al Qaeda nel Maghreb islamico. Le forze americane si trovano in Niger per addestrare l’esercito nella lotta contro i terroristi e forniscono sostegno all’intelligence e alle operazioni di sorveglianza.

I terroristi di Al-Qaeda nel Maghreb islamico

Al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) – che opera nella zona di confine tra Mali e Niger dove la pattuglia americana e nigerina è caduta in un agguato nel quale sono morti tre soldati statunitensi – è una formazione jihadista attiva nell’area sahariana e saheliana. Il gruppo terroristico, nato negli anni Novanta con il nome di “Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento”, attivo nell’ambito della guerra civile algerina con lo scopo di rovesciare il governo e istituirvi uno stato islamico. Uno dei leader fondatori è l’algerino Amari Saifi, detto anche Abderrezak le Parà, catturato nel maggio 2004 nel Tibesti, nel nord del Ciad, al confine con la Libia. Nel 2005 il gruppo si è affiliato ad al-Qaeda, cambiando nome. Dal 2012, è diventato uno degli attori principali nella guerra civile che in Mali ha portato al tentativo di dichiarazione d’indipendenza del nord di quel paese (Azawad), abitato prevalentemente dalla componente tuareg. Il comandante in capo (o “emiro”) dell’Aqmi sarebbe l’algerino Abdelmalek Droukdel, nome di battaglia Abu Musab Abdel Wadoud, discepolo dell’ex leader iracheno di al-Qaeda, Abu Musab Al-Zarqawi. Secondo il dipartimento di Stato americano, Aqmi conta su una rete di un migliaio di persone in Algeria e su cellule minori in molti altri paesi, tra i quali Ciad, Mali e Mauritania, ma anche Niger, Tunisia e Libia. La sfera d’azione di Aqmi si è estesa in alcune occasioni fuori dal suo territorio. Tra i casi più recenti, l’attentato del 13 marzo 2016 in Costa d’Avorio, dove furono presi di mira resort e spiagge frequentati da turisti occidentali, furono uccise 18 persone e molte altre rimasero ferite.

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