Mps e potere “rosso”, Casini si occupi dello strano suicidio di David Rossi

11 Ott 2017 12:51 - di Francesca De Ambra

Presidente Casini, se non l’ha già fatto, dia un’occhiata ai servizi della Iena Antonino Monteleone sul “suicidio” di David Rossi e ne faccia oggetto di approfondimento da parte della “sua” Commissione d’inchiesta sulle banche. È il miglior modo che ha per sbugiardare chi maligna che ne è diventato presidente solo per riconoscimento alla carriera. Se lo farà, si accorgerà che quei servizi hanno squarciato più di un velo sulla fine del portavoce del Monte Paschi di Siena, volato giù da una finestra della sede centrale della banca la sera del 6 marzo del 2013. Una morte che ha seminato più dubbi che certezze. Chi di certo ne ha di granitiche è la locale Procura che per ben due volte ha archiviato il caso. Sette i magistrati che se ne sono occupati, identica la conclusione: suicidio. E “suicidio” dunque sia, a dispetto delle tante incongruenze, del contesto omertoso, delle prove distrutte e, infine, delle rivelazioni di uno che Siena, la sua banca e David Rossi li ha conosciuti bene. La prima per averla amministrata, la seconda per averci a lungo lavorato e il terzo per averlo scelto come capo ufficio stampa del Comune: è l’ex-sindaco Pierluigi Piccini. Parlando con le Iene, che lo registravano a sua insaputa, Piccini ha offerto uno spaccato cupo ed inquietante della città, scoperchiando incestuosi intrecci di potere a base di festini a luce rossa consumati in una villa situata «tra l’aretino e il mare». Era esattamente lì – azzarda Piccini -, tra una sniffata di coca e un giro di lap dance, che periodicamente si rinsaldava l’intesa tra Mps, politica e toghe. Si spiegherebbe così l’esigenza – sono parole sue – «di abbuiare tutto». Fantasie? Vendetta politica di un ex-sindaco smanioso di rituffarsi nella. mischia? Può darsi. Ma per molto meno, in altre occasioni, da accuse di persone certamente meno influenti e informate di Piccini, sono scaturiti filoni giudiziari e inchieste giornalistiche. In questo caso, invece, il “suicidio imperfetto” di David Rossi ha meno chanches di entrare in una redazione di un aspirante praticante. Eppure parliamo della morte di un dirigente del Mps che solo due giorni prima di cadere sul selciato aveva rivelato al proprio amministratore delegato l’intenzione di parlare con i magistrati. Parliamo della terza banca italiana, da sempre cuore pulsante del potere “rosso”, dalle cui tempestose vicende è nata l’idea di una commissione d’inchiesta parlamentare che facesse chiarezza sugli intrecci tra finanza e politica. Intrecci sui quali ora piombano come macigni i dubbi di un misterioso “suicidio”. Ecco perché, presidente Casini, ora tocca a lei: smentisca chi insinua che sia stato messo lì solo a far melina. E faccia luce.

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