Marco Gallotta, da New York a Salerno con la sua “Hybrid Theory”

13 Ott 2017 15:35 - di Redazione

Hybrid Theory” di Marco Gallotta sbarca a Salerno. Le opere dell’artista italiano, naturalizzato newyorkese, saranno esposte fino al 26 ottobre a Palazzo Fruscione (Vicolo Adelberga, 19).  Dopo aver espresso il suo talento nelle collaborazioni con brand internazionali del calibro di Vogue, Apple, Chanel e Nike, Gallotta torna in Italia, suo Paese di origine, per esporre le opere che più e meglio hanno segnato la sua carriera. Sarà così possibile ammirare i ritratti di star internazionali come David BowieFreddie Mercury e Leonardo Di Caprio, per citare solo alcuni di quelli coi quali ha collaborato. La sua arte è riconosciuta al livello internazionale come un connubio perfetto tra le arti figurative e il cinema. Fra le sue opere più celebri, il particolarissimo ritratto a Will Smith (apprezzato molto dall’attore americano). In quest’opera Gallotta ha espresso con la sua singolare tecnica stilistica tutte le sfaccettature interpretative di una delle star più note del cinema mondiale. <<Perché il cinema – sostiene l’artista – è fra le mie più grandi ispirazioni. Una sorta di “uno nessuno e centomila” pirandelliano che meglio riescono ad esprimere le mille sfaccettature dell’animo di ognuno di noi>>.  Ed è proprio in questo contesto che saranno proiettate alcune delle pellicole che hanno ispirato i suoi lavori come “L’uomo che cadde sulla Terra” (1976) di Nicolas Roeg con David Bowie e “Tommy” (1975) di Ken Russell con Ann-Margret, Oliver Reed, Eric Clapton, Roger Daltrey e Tina Turner. Gli strumenti che l’artista predilige sono quelli propri del disegno e della pittura, ma è col paper-cutting che Marco Gallotta imprime alla sua cifra stilistica un sigillo, un marchio di fabbrica distintivo, riconoscibile, che si evolve e si arricchisce nel tempo. Fra le sue opere più conosciute in America, la serie Balance (2014) che con delicatezza racconta il tema della “genders equality”. <<In questa serie – racconta Gallotta – ho voluto rappresentare l’amore fra due persone dello stesso sesso che si fondono in una sola. L’amore dell’anima che va oltre il senso del genere>>.  Mentre Voices in the silence (2013) è un paper-cut con inchiostri e cera che affronta la triste vicenda del mercato della prostituzione delle bambine asiatiche, avendo come riferimento reale l’attività di Somaly Mam e della sua fondazione statunitense. <<Sono nato in Italia – sottolinea Gallotta – e vorrei tornare qui per completare la mia esperienza artistica ispirata al Cinema, una propensione che nasce soprattutto dall’amore per le pellicole italiane che ancora oggi continuano a contaminare i miei lavori>>.

 

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