Giallo del sottomarino, l’inventore Madsen confessa: la reporter svedese l’ho squartata io

31 Ott 2017 14:43 - di Prisca Righetti

Il giallo della giornalista svedese, il cui corpo smembrato è riemerso dalle acque a largo della costa di Copenaghen – stroncando definitivamente le speranze che il giallo della scomparsa della reporter Kim Wall, risucchiata nel nulla il 10 agosto dopo essersi imbarcata a bordo del sommergibile di Peter Madsen, affondato poche ore dopo – acquisisce un nuovo potenziale di orrore ad ogni nuova acquisizione investigativa.

Giallo del sottomarino, Madsen: Kim l’ho fatta a pezzi io

E allora, dopo lunghi e complicati esami autoptici effettuati sul busto femminile ritrovato in acqua, si è arrivati nelle settimane scorse alla drammatica conferma annunciata dalla polizia danese su Twitter: ossia, i resti di quel corpo di donna – un busto senza braccia, gambe e testa – rinvenuti in mare sono di Kim; così come a lei appartenevano altre parti del corpo ritrovate dalla polizia danese in questi mesi in diverse zone del mar Baltico. Dunque, uccisa e mutilata: letteralmente fatta a pezzi, ma perché? E intanto, come? Secono quanto riferito in un servizio online del Messaggero, «secondo quanto riportato da Globo, inizialmente, Madsen aveva raccontato che la morte della giornalista era avvenuta in seguito ad una caduta accidentale della donna dal portellone del sottomarino. Ora, l’uomo ha cambiato versione, sostenendo che Kim è morta a seguito di un’intossicazione causata dall’inalazione di monossido di carbonio, mentre lui era all’esterno dell’imbarcazione».

Ancora troppi gli interrogativi in attesa di risposta

Eppure, come riportato sempre dall’edizione online del Messaggero ancora in queste ore, «l’inventore danese Peter Madsen ha ammesso di essere stato lui a squartare a bordo del suo sottomarino il corpo della giornalista svedese Kim Wall, scomparsa misteriosamente a metà agosto e ritrovata a pezzi, secondo quanto riferito dalla polizia della Danimarca». La morte e la mutilazione del cadavere, allora, sono al momento le uniche certezze che punteggiano quella che si conferma, ad ogni nuovo passo investigativo, un’indagine complessa e dai risvolti a dir poco inquietanti. Un mistero che, tra versioni cambiate, aggiornate, smentite e poi riperticate da parte dell’indagato, in arresto preventivo con l’accusa di omicidio e di vilipendio di cadavere, ancora non ha un movente. Perché la sera del 10 agosto Kim è salita a bordo del sottomarino Nautilus? Davvero solo per concludere il suo servizio sulla costruzione del mezzo e intervistare il suo inventore? E come è morta? E perché è stata fatta a pezzi? Tutti interrogativi ancora in attesa di risposta?

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