Consip, i pm romani: archiviazione per Woodcock e Federica Sciarelli

2 Ott 2017 13:24 - di Paolo Lami

La Procura di Roma chiede al gip l’archiviazione per il pm di NapoliHenry John Woodcock e per la compagna, la giornalista di “Chi l’ha visto“, Federica Sciarelli, entrambi indagati nell’ambito dell’inchiesta Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione.
Il pubblico ministero partenopeo è indagato per falso e per rivelazione del segreto in concorso con la conduttrice che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stata il tramite fra il compagno magistrato e il giornalista del Fatto Quotidiano, Marco Lillo, nella fuga di notizie sul caso Consip.

Woodcock era uno dei magistrati titolari del fascicolo sull’indagine Consip trasmesso, poi, a dicembre per competenza territoriale, alla Procura di Roma e che era stato aperto dai magistrati campani per far luce sugli appalti dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo sul cui libro paga era il funzionario della Centrale Acquisti della Pubblica Amministrazione, Marco Gasparri – remunerato da Romeo con 100mila euro per le informazioni riservate che gli passava – e che ha patteggiato, proprio il 14 settembre scorso, una condanna a un anno e otto mesi di reclusione.

Poco dopo la trasmissione del fascicolo d’indagine da Napoli a Roma era esploso il caso sui giornali perché il giornalista del Fatto Quotidiano, Marco Lillo, aveva svelato dettagliati particolari dell’inchiesta facendo sospettare ai pm romani che l’origine della fuga di notizie fosse, appunto, Woodcock.
L’analisi dei tabulati telefonici aveva rivelato che Marco Lillo e Federica Sciarelli si erano sentiti. E questo aveva fatto immaginare ai magistrati romani che la giornalista di “Chi l’ha visto”, compagna del pm napoletano, fosse stata il tramite fra Woodcock e Lillo.

Alla conduttrice di Rai3, indagata, era stato sequestrato il telefono cellulare e lo stesso Woodcock, indagato a sua volta, per falso e, in concorso con la Sciarelli, anche per rivelazione del segreto, era stato lungamente interrogato dai colleghi romani. Lillo, dal canto suo, si era messo a disposizione della Procura romana sostenendo che, appunto, non erano i due le sue fonti giornalistiche.

Ora la richiesta di archiviazione. Già anticipata dal Fatto Quotidiano il 21 settembre scorso.

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